La Madonna fece un guaio con l'angelo by Marcello D'Orta

La Madonna fece un guaio con l'angelo by Marcello D'Orta

autore:Marcello D'Orta [D'Orta, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Religion, Christianity, General
ISBN: 9788858510575
Google: 3qmdAgAAQBAJ
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2014-01-20T23:00:00+00:00


La visita a santa Elisabetta

Avendo saputo che la cugina Elisabetta stava per concepire un figlio, Maria andò a trovarla. Elisabetta, secondo la natura, non avrebbe potuto essere incinta, avendo di gran lunga superata l’età in cui questo è possibile. Ma l’angelo lo aveva detto a Maria: «Nulla è impossibile a Dio». E Dio non solo permise quella gravidanza ma benedì la coppia, donando loro un figlio davvero eccezionale, quello che sarebbe passato alla Storia come Giovanni Battista.

Come vedete, cari ragazzi, al tempo del nostro racconto ci si faceva visita fra santi, ed era davvero impossibile sentire in quelle case una parolaccia o una semplice imprecazione (quelle che a ogni momento si sentono a casa nostra, soprattutto se la cena non è pronta o la nostra squadra del cuore ha subìto un gol).

Il marito di Elisabetta si chiamava Zaccaria, e fu protagonista di un singolare avvenimento, un avvenimento che indirettamente riguarda anche noi, perché insegna a non dubitare mai di Dio e aver fede nelle Sue promesse, anche quando tutto vorrebbe farci credere il contrario.

Dunque: Zaccaria ed Elisabetta desideravano ardentemente un figlio, e per questo pregavano, in particolare Zaccaria, che era un sacerdote e offriva sacrifici nel Tempio. Un giorno, all’anziano uomo comparve un angelo. Vedete bene, cari ragazzi, che le apparizioni, a quel tempo, erano all’ordine del giorno. Ciò nonostante facevano sempre una certa impressione. L’angelo (il “solito” Gabriele) gli disse che le sue preghiere erano state esaudite, e che presto Elisabetta avrebbe avuto un figlio. Zaccaria (contrariamente alla Madonna) non credette a una sola parola dell’angelo, il quale se ne rammaricò (“offese” è una parola troppo terrena per riferirla a un essere divino) e gli disse: «Perché non hai creduto quanto ti ho detto, rimarrai senza parole fino al giorno in cui la profezia si compirà». A me se compare un angelo, prima ancora che apra la bocca dico: «Credo a tutto quello che dici», così mi metto al riparo.

Povero Zaccaria, da un momento all’altro non potette neppure dire: CA... SA, come E.T.

Però, come Elisabetta partorì, ecco che gli si sciolse la lingua, e tra le prime parole che pronunciò ci fu: «precipitevolissimevolmente». Naturalmente scherziamo. La storia, in realtà, andò così. Quando si dovette decidere il nome da dare alla creatura, tutti dissero «Zaccaria» (Zaccaria junior si direbbe oggi) ma Elisabetta puntò i piedi per «Giovanni» (“Peppiniello” sarebbe stato troppo napoletano). Allora fu stabilito che a decidere fosse lo stesso Zaccaria. Zaccaria, come sappiamo, era muto, e allora prese una tavoletta e scrisse: «Il suo nome è Giovanni». Un atto di umiltà che fu premiato con il ripristino della voce.

Oggi i nomi dei miei tempi non vanno più di moda, o quasi: Gennaro, Gaetano, Raffaele, Vincenzo... E questo vale anche per quelli delle donne: (la stessa) Maria, Anna, Rosaria eccetera. Oggi vanno di moda nomi “curiosi”, esotici, stravaganti, come Astrid, Chantal, Selvaggia, Dafne, Dolly (questa me la vedo senz’altro in un saloon del Far West). Devo confessare che anche il mio secondo nome è un po’ sui generis. Mi chiamo infatti Settimio Severo, come l’imperatore romano.



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