La mano by Sconosciuto

La mano by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2021-06-16T22:00:00+00:00


5

È successo, come mi aspettavo, e credo che per Mona non sia stata una sorpresa. Anzi, sono quasi certo che se lo aspettasse anche lei, che lo desiderasse, il che non significa che sia innamorata di me.

Prima avevamo passato il consueto week-end a casa con le ragazze. Io e Isabel siamo andati a prenderle a Litchfield, senza risparmiarci il quarto d’ora di convenevoli con Miss Jenkins, che ha due occhietti neri e brillanti e parla sputacchiando.

«Ah, se tutte le nostre allieve fossero come la vostra Mildred...».

In fondo detesto le scuole, e in particolare quei momenti in cui i genitori vi si ritrovano insieme ai figli. Tanto per cominciare, rivedi te stesso a tutte le età, il che è di per sé piuttosto imbarazzante. E tuo malgrado ripensi alla prima gravidanza, al primo vagito, al primo corredino, e infine al giorno in cui hai accompagnato tuo figlio all’asilo e te ne sei andato senza di lui.

Gli anni sono segnati, come fossero tappe, dalle cerimonie di fine anno scolastico e dalle vacanze. Si creano consuetudini che pensi immutabili. Ti nasce un altro figlio, che passa a sua volta attraverso gli stessi rituali, con gli stessi professori.

Ti ritrovi con una figlia di quindici anni e un’altra di dodici, e ormai sei al tramonto della vita.

Come nella canzone di Jimmy Brown: le campane della nascita, le campane delle nozze, le campane del funerale. E altri ricominciano da capo.

Appena saliti in macchina, la prima domanda di Mildred è stata:

«Posso andare a dormire da Sonia, mamma?».

Domandano sempre il permesso alla madre, come se io non contassi. Sonia è la figlia di Charles Brawton, un vicino con cui intratteniamo vaghi rapporti di amicizia.

«Ti ha invitata?».

«Sì. Domani sera c’è una festicciola, e Sonia ha insistito perché rimanga a dormire da lei...».

Mildred ha un viso che ti fa venire voglia di mangiarlo, tanto è appetitoso. Ha la pelle chiara come quella di sua madre, ma sotto gli occhi e sul naso è picchiettata di lentiggini. Lei se ne cruccia, ma in realtà è il motivo del suo fascino. Ha lineamenti ancora infantili, e anche il corpo, che sembra quello di una bambola.

«Tu che ne pensi, Donald?».

Devo riconoscere che Isabel non manca mai di chiedere il mio parere. Ma se avessi la malaugurata idea di dire di no mi metterei contro le ragazze, perciò dico sempre di sì.

«E io, allora,» ha protestato Cecilia «resterò a casa da sola?».

Eh sì, perché stare a casa con noi significa stare da sola! Alla faccia di chi osanna la famiglia, la confidenza tra genitori e figli. Cecilia ha dodici anni e parla già di solitudine.

È vero. Alla sua età io ero come lei. Mi ricordo la noia delle interminabili domeniche a casa con i miei genitori, soprattutto quando pioveva.

«Inviteremo una tua amica...».

Allora i genitori si telefonano, organizzano scambi.

«Possiamo dire a Mabel di venire a passare il week-end da noi?...».

La domenica mattina ci siamo ritrovati tutti e quattro alle undici per andare a messa. Altra occasione in cui vedi le persone invecchiare di anno in anno.



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