La marchesa di O… e altri racconti by Heinrich Von Kleist

autore:Heinrich Von Kleist [Kleist, Heinrich Von]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura
editore: l'Espresso
pubblicato: 2013-03-12T23:00:00+00:00

La mendicante di Locarno(4)

Ai piedi delle Alpi, in alta Italia, presso Locarno, c’era un vecchio castello di proprietà d’un marchese: ancora oggi lo si può vedere, arrivando dal San Gottardo, ormai ridotto a macerie e rovine. Le sue stanze sono spaziose, i soffitti elevati. E proprio in una di quelle stanze, un giorno, la padrona, mossa dalla compassione, permise a una donna anziana e ammalata, che si era presentata alla porta domandando l’elemosina, di riposarsi sopra della paglia lì ammucchiata.

Il marchese tornò da una battuta di caccia; entrò distrattamente in quel vano, dove era solito deporre la carabina e, con maniere che tradivano la sua forte irritazione, dette ordine alla donna d’alzarsi dall’angolo in cui giaceva e spostarsi dietro la stufa. La donna, nell’atto di tirarsi su, scivolò con la gruccia sul pavimento liscio e si procurò una frattura all’osso sacro tanto lancinante che, certo, alla fine riuscì ad alzarsi, ma lo fece a prezzo d’uno sforzo immane. Poi, zoppicando e camminando di traverso, percorse l’intera stanza come le era stato intimato e, una volta arrivata dietro la stufa, spirò tra gemiti e sospiri.

Alcuni anni dopo, quando il marchese, a causa della guerra e dei raccolti cattivi, versava in una situazione finanziaria assai sfavorevole, venne a fargli visita un cavaliere di Firenze che, apprezzatane la bella posizione, era intenzionato ad acquistare il castello. Il marchese, a cui l’affare stava assai a cuore, suggerì alla moglie di far alloggiare l’ospite proprio nel locale di cui abbiamo parlato, che adesso era libero e arredato con sfarzo. Ma quale fu la costernazione dei coniugi quando il cavaliere, spaventato e bianco in volto arrivò di corsa, in piena notte, nella loro camera giurando e spergiurando che nel castello c’erano gli spiriti: qualcosa o qualcuno, invisibile allo sguardo, si era alzato da un angolo alzando un rumore simile a della paglia smossa, e aveva percorso, camminando di traverso, l’intera stanza con passi lenti e irregolari (che tuttavia, si potevano udire chiaramente), e si era lasciato cadere, tra gemiti e sospiri, dietro la stufa.

Anche il marchese si spaventò, seppure senza afferrarne esattamente la ragione, ma volle canzonare il cavaliere esibendo un’allegria, chiaramente, forzata; poi, disse che si sarebbe immediatamente alzato dal letto e che, per la tranquillità dell’ospite, avrebbe trascorso l’intera notte insieme a lui, in quella camera. Ma l’altro insistette e lo pregò, per cortesia, di autorizzarlo a passare la notte nella sua, di camera, su una poltrona e, appena giunse il mattino, ordinò d’attaccare i cavalli, si congedò e partì.

Quell’incidente, che suscitò un notevole scalpore, ebbe l’effetto di scoraggiare, con estremo disappunto del marchese, numerosi altri acquirenti. E poiché anche tra i suoi domestici si veniva diffondendo, in modo poco chiaro e incomprensibile, la diceria che in quel locale del castello, a mezzanotte, gli spiriti cominciavano a muoversi, il marchese prese la decisione di indagare di persona, e proprio la notte seguente. All’imbrunire, dette l’ordine di portare il suo letto in quel vano e, senza che mai il sonno arrivasse a coglierlo, attese anche lui la mezzanotte.

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