La memoria del killer by James Patterson

La memoria del killer by James Patterson

autore:James Patterson
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788830429796
editore: Longanesi
pubblicato: 2011-11-18T05:00:00+00:00


Parte Quarta

Dragonslayer, ovvero l'Ammazzadraghi

Fu Nana a rispondere al telefono, in cucina, dove ci eravamo radunati per preparare la cena. Ognuno aveva i suoi compiti, da pelare le patate a condire l'insalata e apparecchiare la tavola con le posate d'argento. Tutte le volte che squillava il telefono, però, trasalivo: che Sampson avesse scoperto qualcosa a proposito del Macellaio?

Nana disse: « Oh, cara, come va? Si sente meglio? Bene, bene. Mi fa proprio piacere. Glielo chiamo. Sì, sì: è qui che taglia le verdure con il piglio dello chef. Oh, sì, sta bene. Starà ancora meglio appena sentirà la sua voce, dottoressa ».

Capii che era Kayla e andai a rispondere in salotto, chiedendomi come avevamo fatto a diventare una di quelle famiglie con un telefono per stanza, più i cellulari.

« Come stai, tesoro? » le dissi, imitando Nana. « Grazie, ci sono: potete mettere giù in cucina » aggiunsi, sapendo benissimo che erano tutti lì a sentire e a ridacchiare.

« Ciao, Kayla! » le dissero, più o meno in coro.

« A presto, Kayla » disse Nana. « Le vogliamo tutti bene. Cerchi di rimettersi presto.»

Dopo il clic che aspettavamo entrambi, Kayla mi disse: « Sto abbastanza bene. La prognosi è buona. Sono quasi guarita e pronta a ripartire alla carica ».

Sorrisi. Mi faceva piacere sentire la sua voce, anche soltanto al telefono.

« Ti sento bella agguerrita. E' una gioia. »

« Anche per me è una gioia sentirti, Alex. E Nana, e i ragazzi. Mi spiace non aver chiamato, la settimana scorsa, ma mio padre è stato poco bene. Adesso si è rimesso, per fortuna... E poi ho fatto un po' di volontariato per il quartiere. Tu mi conosci, Alex: sai che detesto essere pagata. »

Restammo un momento in silenzio, poi le chiesi dei suoi genitori e della vita nel North Carolina, dove eravamo nati entrambi. A quel punto mi ero calmato ed ero tornato me stesso.

« Dimmi come stai veramente, Kayla. Davvero ti sei ripresa quasi del tutto? »

« Davvero. Certe cose mi sono più chiare adesso che prima. Ho avuto il tempo di elaborare e riflettere. Per esempio: pensavo che... Non so se tornerò a Washington, Alex. Volevo parlarne con te prima che con chiunque altro. »

Mi sentii mancare. Quella notizia non mi coglieva del tutto impreparato, ma era comunque un brutto colpo.

Kayla continuò: « Qui c'è tanto da fare... C'è molta gente che ha bisogno e poi... Non so, mi ero scordata di quanto si stesse bene da queste parti: è così tranquillo! Mi dispiace, mi rendo conto che non mi sto spiegando bene...»

Replicai con una battuta: « Voi scienziati verbalizzate poco ».

Kayla sospirò.

« Alex, secondo te sto facendo uno sbaglio? Capisci cosa voglio dire? Sì, certo che capisci. »

Avrei voluto dirle che sì, era uno sbaglio, che doveva tornare a Washington, e anche di corsa, ma non ci riuscii. Perché?

« C'è solo una cosa che mi viene da dirti, Kayla, e cioè che devi decidere tu che cosa è meglio per te. Non voglio influenzarti, né ora né mai. Non ci riuscirei, nemmeno se volessi.



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