La memoria di Babel. L'Attraversaspecchi - 3 (Italian Edition) by Christelle Dabos

La memoria di Babel. L'Attraversaspecchi - 3 (Italian Edition) by Christelle Dabos

autore:Christelle Dabos
La lingua: ita
Format: mobi
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2019-10-08T22:00:00+00:00


LO SPAVENTAPASSERI

RITROVATO

Thorn stava in un angolo dell’ascensore. Era talmente alto che la testa toccava il soffitto della cabina. Il suo sguardo d’acciaio, solcato dalla lunga cicatrice che gli attraversava la faccia, era assorto in un documento che sfogliava con aria indaffarata. Non accordò la minima attenzione a lady Septima che le indicava Ofelia ferma in mezzo alla stanza gelida.

«La nostra ultima recluta, sir. Sarà mia premura far sì che si dimostri all’altezza della situazione».

Il regolamento, sotto pena di severe sanzioni, imponeva a Ofelia di mettersi sull’attenti, rivolgergli il saluto ufficiale, «La conoscenza è al servizio della pace!», e declinare le proprie generalità.

Le fu impossibile.

Appena era apparso Thorn il suo cervello si era svuotato di ogni pensiero. Aveva tutte e due le mani strette intorno all’orologio-bussola: un oggetto solido, tangibile, reale.

Lady Septima strinse le labbra interpretando il suo mutismo come un inopportuno attacco di timidezza.

«L’apprendista Eulalia si è unita alla seconda divisione della compagnia dei precorritori cinquanta giorni fa. Nella testa non ha granché, ma le sue mani hanno un certo potenziale».

Ofelia non la ascoltava. Lady Septima non esisteva più. C’era solo Thorn, sempre in fondo all’ascensore con le sopracciglia aggrottate, immerso nell’osservazione di un grafico. Aveva i capelli biondo argento scrupolosamente pettinati all’indietro e la faccia, lunga e spigolosa, perfettamente sbarbata. Indossava una camicia dal candore impeccabile che su ogni avambraccio terminava in una specie di guanto d’arme su cui erano fissati quadranti, indicatori e vari altri strumenti di misura. Ma a catturare la sua attenzione fu l’emblema cucito sul petto all’altezza del cuore: un sole.

Per tutto quel tempo aveva cercato un fuggiasco, invece aveva trovato un Lord di LUX.

Passo dopo passo Ofelia era arretrata fino all’angolo meno illuminato della stanza gelida. Anche se il frastuono delle sue pulsazioni le impediva di riflettere, una cosa le risultava evidente: quello che sarebbe successo quando gli occhi di Thorn avrebbero finalmente incontrato i suoi avrebbe avuto conseguenze irreversibili.

«Siamo troppo in ritardo sul calendario previsto. I Genealogisti finiranno per esigere spiegazioni».

Thorn aveva parlato con l’accento di Babel, come un nativo della città, privo di ogni intonazione nordica, eppure Ofelia avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille. Una vibrazione da contrabbasso, grave e imbronciata, che risuonò nella voragine che aveva dentro, le smosse le viscere, le risalì in gola e le tolse il respiro.

La voce di Thorn dopo quasi tre anni di silenzio.

Trasalì quando lui richiuse il documento con uno scatto secco.

«Peraltro, ho bisogno che i Negromanti vengano qui con la massima urgenza. Temperatura e tasso di umidità sono troppo alti nell’emisfero orientale del Secretarium. Stiamo perdendo personale, evitiamo di perdere anche collezioni».

L’attenzione di Thorn era passata direttamente dai grafici all’antico manoscritto sul leggìo di consultazione. Un cigolio sinistro accompagnò ogni suo passo mentre attraversava la stanza gelida. Fino a quel momento Ofelia non l’aveva notata, eppure era ben evidente: un’armatura di metallo, articolata come uno scheletro, ingabbiava uno stivale dalla caviglia al ginocchio. La gamba che gli era stata spezzata in prigione.

L’automa.

Raramente Ofelia si era sentita tanto stupida. Aveva preso in senso letterale quello che era soltanto un nomignolo di cattivo gusto.



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