La moneta del potere ha sempre tre facce. Cadaveri offshore per il commissario Lupo Belacqua by Mario Spezi

La moneta del potere ha sempre tre facce. Cadaveri offshore per il commissario Lupo Belacqua by Mario Spezi

autore:Mario Spezi
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
Tags: Mystery & Detective, General, Fiction, trascritto
ISBN: 9788878993945
editore: Barbera
pubblicato: 2010-12-31T23:00:00+00:00


Il giorno seguente, all’Istituto di medicina legale, in una sala anatomica, il tecnico Fosco Marinai accanto all’ultimo cliente arrivato, steso, anzi stecchito e più verde che grigio, sul lettino autoptico di alluminio: “Ma lei, dottor Belacqua, piuttosto, perché è qui? Mica per questo poveretto che c’ho appena messo le mani in pasta?”.

“No. Tacca Margioni”.

“Ah, quello! Eh, quello quand’è arrivato e unn’era mica tanto bellino a vedersi neanche lui, no, per niente. Dodici colpi, dodici. Ma dati per benino, non tanto per”.

“Il tampone orale, Fosco. Mi interessa quello. Hanno detto che c’erano tracce di sperma non suo”.

“Non è esatto!”.

Una voce decisa risuonò alle spalle di Belacqua, dall’uscio dove si stagliava Romano Romanini. Dietro di lui, il viso rosso, Giordana Monaldi.

“Buonasera, commissario. Non è esatto quello che lei sta dicendo a Fosco. E io lo so bene, perché la frase e stata attribuita a me. Ma è una frase che io non ho mai detto. Comunque, avrebbe potuto venire da me a fare le sue domande, dottor Belacqua. Non che Fosco non sia affidabile, anzi. Ma visto che la cosa mi riguarda. Io, dottor Belacqua, non le piaccio, lo so. Probabilmente non si fida di me. Sbaglia. Venga nel mio studio, parleremo meglio”.

Lo studio di Romano Romanini, al piano superiore, era una lunga stanza foderata di libri e riviste. L’anatomopatologo teneva accesa solo la lampada sopra la scrivania, creando un’atmosfera fin troppo lugubre.

“Mi permetta – esordì Romanini dopo che tutti e tre si erano seduti – un piccolo preambolo chiarificatore. Lo so, io sono stato piuttosto antipatico con lei; stronzo, si dice oggi. È che io non sapevo con chi avevo a che fare. Certi lavori a Firenze, commissario, sono difficili e rischiosi, anche il mio, che consiste nel guardare dentro alla gente. Questa non è una città come le altre. Qui quasi nessuno è quello che sembra. Non ci si può fidare di nessuno. Qui certi lavori li puoi fare solo se sei iscritto o a una loggia o a una casa del popolo o a una parrocchia e se ne rispetti le regole. Anche se, poi, in realtà, la maggioranza è iscritta ad almeno due di queste benemerite associazioni, se non a tutte e tre, ma nessuno ne porta il distintivo all’occhiello. Mi capisce? Ognuno si diverte come crede! A Firenze scoprirono all’epoca della congiura dei Pazzi che non c’è miglior passatempo dell’intrigo e da allora non hanno più smesso. Lei è un’eccezione, anzi un errore, ma io non potevo saperlo. Lei è un puro, pretende di dipendere solo dalla sua coscienza. Questa è un’anomalia a Firenze, una cosa intollerabile, incredibile. Soprattutto una cosa terribilmente stupida. E la stupidità è imperdonabile a Firenze. Per questo diffidavo di lei, non potevo sapere come stavano le cose. Ora che lo so, se posso permettermi, stia attento: cercheranno di rimediare all’errore”.

Lupo Belacqua annuì. Tirò fuori dalla tasca il pacchetto delle sigarette, fece per offrirne una a Romano Romanini che scosse leggermente la testa, e ne accese una per sé.

“La ringrazio. Adesso, se lei,



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