La Morte Taglia E Cuce by Brigitte Aubert

La Morte Taglia E Cuce by Brigitte Aubert

autore:Brigitte Aubert [Aubert, Brigitte]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: none
pubblicato: 2012-01-30T03:20:31+00:00


Su una panchina, vicino alla fontana, un vecchio seduto. Un sacco a pelo grigiastro lo copriva fino al mento. La testa reclinata sulla spalla, dormiva.

Jean-Jean l'osservò un attimo. Nemmeno un movimento. Una morsa allo stomaco. Un'intuizione. Sgradevole. Forse era solo un barbone che dormiva, ma...

Avanzò col suo passo ondeggiante. Si chinò sull'uomo immobile. Non c'era bisogno di battergli sulla spalla. La rigidità bluastra delle labbra, il bianco degli occhi rovesciati, gli fornirono informazioni a sufficienza. Fe-ce un cenno discreto ai tre agenti che si avvicinarono, lo circondarono, tanto per nascondere lo spettacolo ai passanti che strabuzzavano gli occhi per vedere meglio: verifica d'identità? Arresto di un terrorista? Brutalità poli-ziesca? Non si aveva più il diritto di sedersi tre secondi su una panchina?

"Certo, con tutti quei teppisti che circolano, sempre ubriachi!" fu il com-mento dello pseudo-capitano alla sua famiglia stravaccata.

Jean-Jean scostò il sacco a pelo usato. Uno degli agenti, giovanissimo, ebbe un singulto. Preso alla sprovvista, vomitò nel képi. I suoi colleghi lo guardarono con severità. Si scusò a gesti: era il suo primo cadavere.

La testa del vecchio Henri sovrastava il busto del travestito biondo. Era strano, quella testa da vecchio rapace su quelle forme coperte da pizzi rossi. Le braccia di Henri, magrissime, poggiavano sulla minigonna di cuoio rosso. Tra le mani, ricoperte di macchie brune, c'era una testa. Una testa che si presentava da dietro, biondi capelli folti tra le dita irrigidite di Henri, affondate, avvinghiate sotto la nuca. Il viso della testa bionda era nascosto a metà sotto la minigonna. Jean-Jean la rialzò. Il giovane agente gemette e svenne, con grande stupore della popolazione.

Bisogna dire che l'ometto aveva fatto un lavoro d'artista. Un sesso, nudo, era stato infilato tra le labbra rigide della bionda, triste accoppiamento di carni morte.

Scosso, Jean-Jean restò un attimo in silenzio, prima di alzare le spalle e far chiamare un'ambulanza. Attese, fissando cupo il/i cadavere/i. E poi, perché quel pazzo se la prendeva con lui, Jean-Jean?

La sirena dell'ambulanza risuonò, assordante. Veramente inutile mettere la sirena per un cadavere! Quei ragazzi non avevano proprio niente nella zucca. E i morti nemmeno.

Poco per volta, la città si stava svegliando. La piazza si riempi di gente.

Ognuno dedito alle proprie attività, nell'affaccendarsi mattutino. Jean-Mi prese servizio, mezzo addormentato, di cattivo umore. Jacky affrontava un pullman di cinquanta italiani scatenati che tentavano disperatamente di entrare tutti insieme nel suo minuscolo negozietto. Paulo e Ben, in piedi davanti al garage, discussero per un po', gli occhi fissi sui poliziotti, prima che l'ometto tirasse su la saracinesca. Cominciava una nuova giornata, mentre la bionda e il vecchio si avviavano verso il loro palazzo: l'obitorio.

Jean-Jean guardò l'ambulanza allontanarsi con il suo macabro fardello.

Si sarebbe bevuto volentieri un caffè, seduto tranquillamente a un tavolino all'aperto. Esitò, poi il senso del dovere ebbe il sopravvento: direzione commissariato. Mettendo in moto, scorse Marcel Blanc, un materassino sotto il braccio, due ragazzini alle calcagna: una bambina di tre o quattro anni e un maschietto di una decina d'anni. Jean-Jean clacsonò e lo chiamò dal finestrino aperto. Marcel si avvicinò, sorpreso.



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