la musica del sangue by Greg Bear

la musica del sangue by Greg Bear

autore:Greg Bear [bear, greg]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: fantascienza
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


— Non hai nessun modo di sapere cos'hanno intenzione di fare? —Scosse la testa.

— No, dico sul serio. Hai detto che sono una civiltà…—

Come mille civiltà.

— Sì. Ma è anche risaputo che una civiltà può sballare. Fallire, insomma. La guerra, l'ambiente…

Mi stavo aggrappando a degli esili appigli, cercando di controllare un panico crescente. Non ero competente ad affrontare l'enormità di quello che stava accadendo. E neppure Vergil lo era. Era l'ultima persona che avrei definito perspicace e saggia, quando si trattava di affrontare questioni di grande portata.

Ma sono il solo a correre rischi.

No, non lo sei. Gesù, Vergil, guarda cosa ti stanno facendo!

— A me, tutte a me! — esclamò. — A nessun altro.

Scossi la testa e sollevai le mani in segno di sconfitta. — D'accordo, Bernard riesce a convincerli a riaprire il laboratorio, tu ti trasferisci là, diventi una cavia, e poi?

— Mi trattano come si deve. Adesso non sono più soltanto il vecchio Vergil Ulam. Sono una dannata galassia, una super-madre.—

— Un super-ospite, vuoi dire. — Vergil accettò la cosa con una scrollata di spalle.

Non ce la facevo più ad ascoltarlo. Balbettai qualche vaga scusa e uscii, poi, giunto nell'atrio dell'edificio, mi sedetti cercando di calmarmi. Qualcuno doveva a tutti i costi fargli ritornare il buonsenso. Ma chi avrebbe mai ascoltato? Vergil? Era andato da Bernard…

E pareva che Bernard non soltanto si fosse convinto, ma si fosse mostrato molto interessato. Individui della levatura di Bernard non assecondavano i Vergil Ulam di questo mondo se non ritenevano di trame vantaggio.

Ebbi un'intuizione e decisi di tentare. Andai a un telefono a scheda, infilai la mia carta di credito e chiamai la Genetron.

— Vorrei essere messo in contatto col dottor Michael Bernard — dissi. — Questo è il suo servizio di segreteria. Abbiamo una chiamata d'emergenza e sembra che il suo segnale non funzioni.

Un'angosciosa pausa di qualche minuto, poi Bernard rispose personalmente: — Chi diavolo è? — disse con calma. — Io non ho un servizio di segreteria.

— Mi chiamo Edward Milligan. Sono un amico di Vergil Ulam. Credo che dobbiamo discutere di alcuni problemi.

Fissammo un appuntamento per la mattina successiva.

Andai a casa cercando d'immaginare una scusa per saltare il mio turno il giorno dopo all'ospedale. Non avrei potuto concentrarmi sulla medicina, dedicare alle mie pazienti tutta l'attenzione che meritavano.

Mi sentivo colpevole, ansioso, arrabbiato e spaventato.

E fu così che mi trovò Gail. Atteggiai il mio volto a una maschera di tranquilla austerità e preparammo insieme la cena. Dopo aver mangiato, contemplammo le luci della città che si accendevano alla tarda luce del crepuscolo, abbracciati, lì tra i vetri della veranda. Alcuni stornelli becchettarono tra l'erba ingiallita del prato, negli ultimi istanti di luce, ed era strano che ce ne fossero ancora, visto che era già inverno; poi volarono via al levarsi della brezza serale che fece vibrare le finestre.

— Qualcosa non va? — chiese Gail, con voce sommessa. — Hai intenzione di dirmelo, oppure vuoi continuare a comportarti come se tutto fosse normale?

— Sono io? — replicai. — Sono nervoso. Il lavoro all'ospedale.



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