La nausea by Sartre Jean-Paul

La nausea by Sartre Jean-Paul

autore:Sartre Jean-Paul
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-02-19T05:00:00+00:00


«Circolo bouvillese del cane da guardia… Associazione bouvillese invalidi di guerra… Camera sindacale dei proprietari di tassi… Comitato bouvillese degli Amici delle Scuole normali…» Entrano due giovani con cartelle. Due studenti di liceo. Al còrso piacciono molto gli studenti di liceo perché può esercitare su di essi una sorveglianza paterna. Spesso li lascia a bella posta agitarsi sulle loro sedie e chiacchierare, e poi, d’un tratto, in punta di piedi, va a mettersi dietro di loro e li sgrida: – Vi pare che sìa il modo di comportarvi per dei giovanotti grandi come voi? Se non cambiate il signor bibliotecario sì lamenterà col signor Provveditore —. E se quelli protestano lui li guarda coi suoi occhi terribili: – Datemi i vostri nomi! – Dirige anche le loro letture: nella biblioteca certi libri son segnati con una croce rossa, l’Inferno, certe opere di Gide, di Diderot, di Baudelaire, certi trattati dì medicina. Quando un liceale chiede di consultare uno di questi libri, il còrso gli fa un segno, lo attira da una parte e l’interroga. Dopo un momento scatta, e la sua voce riempie la sala di lettura; – Ci son tanti libri più interessanti, per la vostra età! Libri istruttivi. E poi, avete finito i vostri compiti? Che classe fate? la seconda? E non avete niente da fare dopo le quattro? Il vostro professore viene spesso qui, gli parlerò di voi.

I due ragazzi restavano impalati vicino alla stufa. Il più giovane aveva bei capelli brunì, una pelle quasi troppo fine e una bocca piccolissima, cattiva e fiera. Il suo compagno, grosso e tracagnotto, con un’ombra di baffi, gli ha toccato il gomito e gli ha mormorato qualche parola. Il brunetto non ha risposto, ma ha avuto un impercettibile sorriso, pieno dì alterigia e di sufficienza. Poi, tutt’e due, con fare noncurante, hanno scelto un dizionario da uno scaffale e si sono avvicinati all’Autodidatta che fissava su di essi uno sguardo stanco. Avevano l’aria d’ignorare la sua esistenza, ma si son seduti vicinissimi a lui, il brunetto alla sua sinistra, e il tracagnotto alla sinistra del brunetto. Subito han cominciato a sfogliare il loro dizionario. L’Autodidatta ha lasciato errare il suo sguardo per la sala, poi è tornato alla sua lettura. Mai una sala di biblioteca aveva offerto uno spettacolo più rassicurante: non s’udiva un rumore, salvo il respiro breve della signora grassa, non vedevo che teste chine sugli in-ottavo. E tuttavìa, da quel momento, ho avuto l’impressione che stava per verificarsi qualche avvenimento spiacevole. Tutte quelle persone che abbassavano gli occhi con un’aria in tenta, sembravano recitare la commedia: qualche istante prima avevo sentito passare su di noi come un soffio di crudeltà.

Avevo finito la mia lettura ma non mi decidevo ad andarmene: aspettavo, fingendo di leggere il giornale. Ciò che aumentava la mia curiosità ed il mio imbarazzo era che anche gli altri erano in attesa. Mi pareva che la mia vicina voltasse più rapidamente le pagine del suo libro. È passato qualche minuto, poi ho udito dei bisbigli. Ho alzato prudentemente la testa.



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