La ragazza N°9 by Tami Hoag

autore:Tami Hoag
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
Tags: thriller
editore: Newton Compton
pubblicato: 2013-06-14T22:00:00+00:00

26

Julia Gray misurava a grandi passi l’angusto spazio della sala degli interrogatori, le braccia incrociate, come se si stesse tenendo insieme.

Quando Kovac entrò nella stanza, la testa di Julia si voltò di scatto nella sua direzione. Sotto le spietate luci fluorescenti, appariva spaurita e dieci anni più vecchia di quanto sembrasse la notte precedente. Il livido sulla guancia si era scurito.

Michael Warner sedeva al piccolo tavolo bianco e rotondo, composto, anche se si era già tolto il cappotto e aveva sollevato le maniche del maglione nero. La fronte luccicava per un sottile velo di sudore. Si alzò e strinse la mano a Kovac.

«Detective Kovac».

«Dottor Warner. Signora Gray».

«Avete saputo qualcosa?», chiese la donna. «Il capitano Kasselmann ha detto che stanno arrivando informazioni. La gente ha chiamato per dire di avere visto Penny. È vero?».

Elwood le porse una sedia. «Si sieda, signora Gray. Esamineremo a fondo ogni cosa».

Lei lanciò un’occhiata a Michael Warner, come se stesse chiedendo il suo permesso. Kovac si sedette, si appoggiò gli occhiali da lettura sul naso, e guardò i fogli con i tabulati dei cellulari che aveva inserito in una cartelletta e aveva portato con sé. Elwood si accomodò sulla sedia libera, giganteggiando sul tavolo come un orso a un tè per bambini, pronto a scribacchiare appunti su un blocchetto di fogli gialli. Julia Gray si agitò nervosamente sulla sedia. «Perché fa così caldo qui?»

«Ci scusiamo per questo, signora», si giustificò Elwood. «C’è qualcosa che non va al sistema di riscaldamento».

«È davvero sgradevole», si lamentò lei, ma continuò a tenere le braccia saldamente incrociate sul petto.

Michael Warner si sporse verso di lei e le appoggiò una mano sulla spalla. «Prova a calmarti, Julia. Respira profondamente».

«Abbiamo avuto una serie di chiamate alla linea diretta del sistema di allerta amber», illustrò Elwood. «Ogni potenziale indizio verrà verificato. Detto questo, dobbiamo ancora localizzare il veicolo di sua figlia, e l’ultimo avvistamento comprovato di Penny risale alla sera del 30, nella stazione di servizio Holiday».

Kovac sollevò la testa. «Posso vedere il suo cellulare, signora Gray? Vorrei solo dare un’occhiata ai messaggi che sua figlia le ha mandato, per vedere se ci sia qualche piccola informazione che possa esserci utile».

La donna appoggiò la borsa sul tavolo. Era grande la metà di un sacco di juta, con il logo dello stilista stampato ovunque. La tenne aperta con la mano destra ferita e rovistò all’interno alla ricerca del telefono con la sinistra.

«È destrimana o mancina, signora Gray?», chiese Kovac.

Lei sollevò lo sguardo. «Sono destrimana. Perché?»

«Mi sono rotto la mano destra una volta. Non riuscivo a scrivere, a battere i tasti del computer, a girare il pomello della porta. Che scocciatura».

«Sì, lo è», rispose lei soprappensiero, guardando nella borsa. «Non ce l’ho. Il telefono. Devo averlo lasciato in macchina».

Kovac scoccò uno sguardo a Elwood. Quale madre di una ragazza scomparsa lascia distrattamente il telefono in macchina? Anche se era probabile che la ragazza fosse morta, finché non ce ne fosse stata la conferma, una madre doveva conservare la speranza, per quanto flebile.

«Non ha ricevuto alcun messaggio dal numero di sua figlia da quando abbiamo parlato, la scorsa notte?»

«No».

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