La regina della magia by David Eddings

La regina della magia by David Eddings

autore:David Eddings [Eddings, David]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Editrice Nord
pubblicato: 2013-02-05T16:00:00+00:00


CAPITOLO QUINDICESIMO

Viaggiarono duramente per parecchi giorni, fermandosi solo il tempo necessario per far riposare i cavalli e a concedersi qualche ora di sonno, a radi intervalli. Garion scoprì di poter sonnecchiare sulla sella ogni volta che rallentavano l'andatura ed anche, se era abbastanza stanco, di poter dormire praticamente dappertutto. Un pomeriggio, mentre si riprendevano dallo sfinimento del ritmo di viaggio imposto da Wolf, il ragazzo udì Silk parlare con il vecchio e con zia Pol; alla fine, la curiosità ebbe la meglio sulla stanchezza, e si riscosse quanto bastava per ascoltare.

«Sono ancora dell'idea che mi piacerebbe saperne di più circa il coinvolgimento di Salmissra in questa faccenda» stava dicendo l'ometto.

«È un'opportunista» replicò Wolf. «Ogni volta che ci sono disordini, lei cerca di avvantaggiarsene.»

«Questo significa che ci dovremo guardare anche dai Nyissani, oltre che dai Murgos.»

Garion aprì gli occhi.

«Perché la chiamano l'Eterna Salmissra?» domandò a zia Pol. «È molto vecchia?»

«No. È solo che le Regine di Nyissa si sono sempre chiamate Salmissra.»

«Tu conosci questa in particolare?»

«Non ne ho bisogno. Sono sempre esattamente le stesse: hanno lo stesso aspetto ed agiscono nello stesso modo. Quando ne conosci una le hai conosciute tutte.»

«Sarà terribilmente delusa di Y'diss» osservò Silk, con un sogghigno.

«Immagino che a quest'ora Y'diss abbia già trovato un modo quieto ed indolore per uscire da questa situazione» disse Wolf. «Salmissra tende ad esagerare un po' quando si irrita.»

«È dunque così crudele?» chiese Garion.

«Non proprio crudele» spiegò Wolf. «I Nyissani ammirano i serpenti, e se tu infastidisci un serpente, lui ti morde. È una creatura semplice, ma molto logica: dopo averti morso, non ti porta rancore.»

«Dobbiamo proprio parlare di serpenti?» chiese Silk, con voce sofferente.

«Credo che i cavalli siano riposati» annunciò alle loro spalle la voce di Hettar. «Ora possiamo andare.»

Lanciarono le bestie al galoppo e si diressero a sud, verso l'ampia vallata del fiume Nedrane e Tol Honeth. Il sole era adesso più caldo e gli alberi lungo la via cominciavano a fiorire nei primi giorni di primavera.

La lucente Città Imperiale era situata su un'isola, nel centro del fiume, e tutte le strade conducevano ad essa. Apparve, chiaramente visibile in lontananza, quando raggiunsero la cresta dell'ultima altura ed abbassarono lo sguardo sulla fertile valle, e sembrò diventare sempre più grande ad ogni chilometro che percorrevano verso di essa. Era costruita interamente in marmo bianco ed abbagliava lo sguardo sotto il sole del mattino; le mura erano alte e spesse e le torri si levavano verso il cielo dall'interno della città.

Un ponte s'inarcava aggraziato sulla superficie increspata del Nedrane e si stendeva fino alla distesa bronzea della porta settentrionale, dove una pattuglia di legionari dalle armi splendenti montava in perpetuo la guardia.

Silk s'infilò il mantello ed il cappello di stile antiquato e si erse sulla persona, mentre sul suo volto appariva quella sobria, metodica espressione che indicava come l'ometto stesse sperimentando una privata transizione interiore che sembrava spingerlo quasi a credere davvero di essere il mercante drasniano di cui aveva assunto l'identità.

«Quali affari ti conducono a Tol Honeth?» chiese con cortesia uno dei legionari.



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