La regina Vittoria by Lytton Strachey

La regina Vittoria by Lytton Strachey

autore:Lytton Strachey
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
Tags: Saggistica
pubblicato: 2014-06-30T07:00:00+00:00


In tutto questo sia la regina sia il principe erano stati troppo occupati dalle malefatte di Luigi Filippo per avere rabbia a sufficienza da scagliare contro Palmerston. Anzi, sulla questione essenziale si erano trovati in perfetto accordo con l’atteggiamento di lui, ma il caso restò più unico che raro. Durante gli anni successivi, in ogni altra complicazione della politica estera – e ce ne furono molte e gravi – i dissensi tra la coppia reale e il ministro furono costanti e profondi. Prima si accese una disputa vivace per il Portogallo, dove partiti ostili si stavano combattendo con violenza, e naturalmente la simpatia dei reali andava alla regina e a suo marito il principe di Coburgo, mentre Palmerston sosteneva gli elementi progressisti del Paese. Ma il contrasto diventò veramente serio solo nel 1848. In quell’anno di rivoluzioni, in cui da tutte le parti e con allarmante frequenza le corone rotolavano giù dalla testa dei re, Alberto e Vittoria si accorsero con rammarico che la politica inglese era sempre diretta – in Germania, in Svizzera, in Austria, in Italia, in Sicilia – a favore delle forze insurrezionali. Era proprio una delle situazioni che tanto piacevano a Palmerston. Da ogni parte c’erano pericolo ed eccitazione, necessità di decisione e opportunità di azione.

Discepolo di Canning, con il disprezzo e l’antipatia di un gentiluomo inglese per i potentati stranieri, provava un immenso piacere allo spettacolo delle rivolte popolari e degli oppressori cacciati in maniera vergognosa dalle regge che avevano disonorato. Era deciso a non lasciare alcun dubbio, in tutta Europa, da quale parte stava l’Inghilterra nella grande lotta. Non che avesse la minima inclinazione al radicalismo filosofico: non aveva nessuna specie di inclinazione filosofica ed era completamente soddisfatto di essere incoerente, conservatore in patria e liberale all’estero. C’erano buone ragioni per tenere a posto gli irlandesi; ma questo che cosa c’entrava? Il fatto era che nessun uomo degno di rispetto poteva leggere senza una stretta al cuore la descrizione delle prigioni politiche del regno di Napoli. Palmerston non voleva la guerra, ma pensava che un abile e deciso impiego della potenza inglese avrebbe potuto fare molto per favorire la causa dei liberali in Europa, anche senza la guerra. Era un gioco difficile e pericoloso, ma si mise a giocarlo con instancabile soddisfazione. E proprio allora, quando aveva bisogno di tutta la calma e di ogni possibile libertà di azione, con profonda stizza si accorse di essere sviato e ostacolato da… quella gente di Osborne. Vedeva chiaramente come stavano le cose: l’opposizione era sistematica, e fondata su buone informazioni. Da sola la regina non ne sarebbe stata certo capace, tutto era nelle mani del principe. La cosa era terribilmente fastidiosa, ma Palmerston aveva fretta e non poteva aspettare. Se avesse insistito con le sue interferenze, il principe doveva essere messo da parte.

Anche Alberto era infuriato: disapprovava profondamente sia la politica sia i metodi di azione di Palmerston. Sebbene anche lui fosse contrario all’assolutismo, credeva che il modo di fare di Palmerston era semplicemente calcolato per



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