La reputazione by Ilaria Gaspari

La reputazione by Ilaria Gaspari

autore:Ilaria Gaspari [Gaspari, Ilaria]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2024-02-19T23:00:00+00:00


15

Ha già visto questa ragazzina?

Un fiume nasce – l’avevo studiato sul sussidiario di geografia, anche se non potevo certo dire di aver assistito a un evento paragonabile – dal confluire di innumerevoli ruscelli e torrenti di montagna in un unico letto sassoso, che si rafforza e si gonfia di quelle acque fresche, noncuranti del destino che le spinge a scivolare a valle, a ingrossarsi fino a far saltare argini e ponti. Non diversamente nasce una calunnia. Neppure a questo fenomeno avevo mai assistito, e oltretutto non era contemplata la sua descrizione in nessun sussidiario; per cui allora tardai – tardammo tutti – a rendermi conto di cosa stava succedendo.

Non l’ho mai detto a nessuno perché non sono cose di cui parlo volentieri, ma ho conservato, dai tempi della disavventura, una scatola di reperti che non apro se non nelle notti di insonnia, o dopo un incubo come quello della giungla che si impadroniva del negozio. Ci sono due o tre caramelle a spicchio d’arancia, una rossana. Ormai saranno velenose. E altre cose di poco conto: un paio di bottoni di madreperla, la fotografia che ci siamo fatti fare un giorno dal ragazzo della rosticceria, noi seduti a pranzo al tavolino sul retro, tutti sorridenti. Un mazzo di tarocchi marsigliesi, un paio di occhiali da sole Celine. Un rossetto quasi finito, uno straccio che sa ancora di aceto. E poi una serie di biglietti imbustati – una busta è appiccicosa. Un pezzo di plastica a forma di chiavetta, un cardatore per cani, e ancora foto di noi a una festa in negozio, e altre in cui noi ragazze sorridiamo in completo Armani – doveva essere l’uniforme della settimana in cui Giosuè aveva avuto in regalo la Polaroid. In una c’è Marie-France sola, biondissima per il flash. Perché l’ho conservata, la scatola, non saprei dirlo; forse è solo che già all’epoca della disgrazia ero certa che le indagini non avrebbero fatto troppi passi avanti, così ho pensato che fosse mio diritto tenere per me quei detriti, allestire il piccolo museo clandestino di una stagione tramontata. La verità è che nessuno avrebbe comunque investigato oltre, su quella brutta storia. Una storia imbarazzante, di quelle che è molto meglio mettere a tacere. Ora che ho superato l’età di Marie-France all’epoca dei fatti, se ripenso a tutto quel che è successo mi sembra quasi di sovrappormi a lei.

In piedi dietro alla vetrina del negozio, cosa sentiva, mentre fuori si addensava la nuvola dei bisbigli? Le ragazzine ridevano, si davano di gomito come se fossero sul punto di estrarre a sorte la prima a entrare – a chi sarebbe toccato? All’epoca, per lo più, le ignoravo: non notavo niente, non sentivo niente, se non la fatica di un giorno dopo l’altro, l’ansia di non sapere chi sarei diventata, il piacere sottile di dilazionare i desideri. Ma se adesso chiudo gli occhi e ritorno alla scena, non occupo lo spazio che occupavo allora; chiudo gli occhi e sono dentro il negozio, nel profumo delle peonie che Giosuè



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