La Sedia D'Argento by C.S. Lewis

La Sedia D'Argento by C.S. Lewis

autore:C.S. Lewis [Lewis, C.S.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-24T20:42:04.152883+00:00


9

Una scoperta importante

Eustachio e Pozzanghera dovettero ammettere che quel giorno Jill fu assolutamente fantastica. Non appena il re e gli altri cacciatori sparirono alla vista, lei cominciò a gironzolare per il castello in lungo e in largo, facendo domande in modo così garbato e ingenuo che nessuno avrebbe potuto sospettare che nella sua curiosità ci fosse un piano astutissimo. Jill non stava zitta un secondo, non faceva che parlottare con il tono insistente e petulante tipico dei ragazzi. Stallieri, guardiani e dame di compagnia erano innamorati di lei, e così i nobili più anziani per i quali il tempo della caccia era ormai trascorso ed erano rimasti al castello, intenti ad altre occupazioni. La baciavano tutti, soprattutto le gigantesse che non facevano che sospirare, chiamandola "povera piccina" senza che nessuno le spiegasse il perché. Con la cuoca aveva stretto grande amicizia e questo le consentì di fare una scoperta sensazionale, vale a dire una porta di servizio che dal retro della cucina portava all'esterno senza dover attraversare il cortile o passare dall'ingresso principale del castello. In cucina finse di essere una gran golosa e mangiò tutto quello che le offrirono la cuoca e gli sguatteri. Andò a trovare le dame di corte e si consigliò sull'abito che avrebbe indossato l'indomani, durante la Festa d'Autunno, poi si informò sulle altre regole del galateo: ad esempio per quanto tempo si doveva stare seduti a tavola e se era autorizzata a ballare con i giganti più piccoli. Infine provò una pettinatura che doveva essere di moda fra le gigantesse (le donne in generale la trovavano strepitosa) ma che secondo Jill era decisamente raccapricciante. In seguito, ogni volta che ripensò a quell'episodio si fece rossa per la vergogna. Scosse i bei riccioli biondi e disse: — Come vorrei che fosse già domani! Pensate che il tempo passerà in fretta? Non sto nella pelle...

Le gigantesse sostennero all'unanimità che Jill era una ragazza bene educata e rispettosa, e nel dire questo molte si tamponavano gli occhi con enormi fazzoletti, come se stessero per scoppiare a piangere da un momento all'altro.

— Sono così carine a quell'età... Certo che è un vero peccato. Sì, proprio un peccato — dicevano le gigantesse.

Non crediate che Eustachio e Pozzanghera se ne stessero con le mani in mano: anche loro si diedero da fare, ma naturalmente le bambine sono molto più brave dei maschi in situazioni come questa (e i ragazzi, se vogliamo dirla tutta, se la cavano meglio dei paludroni).

All'ora di colazione avvenne qualcosa che li rese ancora più impazienti e decisi a lasciare il castello dei Giganti Gentili.

Pranzavano in una delle grandi sale, seduti a un tavolo apparecchiato vicino al caminetto, mentre a un tavolo più grande, a qualche metro di distanza, mangiava una mezza dozzina di giganti anziani, quelli che non erano andati a caccia con gli altri. Facevano un gran baccano ma i ragazzi decisero di non farci caso, come quando si fa finta di non sentire i rumori che vengono dalla strada. Mangiavano pasticcio di cervo servito freddo, un tipo di carne che Jill non aveva mai assaggiato e che trovava molto gustosa.



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