La Sfera di Kandra by Morgan Rice

autore:Morgan Rice [Rice, Morgan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Morgan Rice
pubblicato: 2019-04-09T00:00:00+00:00

CAPITOLO VENTIQUATTRO

Oliver faceva ancora fatica a credere di essersi trovato al cospetto di Sir Isaac Newton. Ma sapeva anche che ora doveva concentrarsi e trovare la misteriosa scuola velata.

Tenne sollevata la lente, scrutando nella direzione in cui prima aveva visto la luce all’orizzonte. Era ancora lì, un’esplosione di raggi color acquamarina.

“È da quella parte,” disse, indicando.

Lui, Esther e Ralph si incamminarono in mezzo alle strade trafficate.

Stava iniziando a piovere quando imboccarono le strette vie di acciottolato della Londa del 1690. C’era un sacco di rumore e l’aria era pregna dell’odore di immondizia, metallo fumante, feci e urina di cavallo. Oliver stentava a credere che oltre un terzo della popolazione fosse recentemente scomparso per la peste, considerano quanto affollata ancora appariva la città. Prima doveva essere stato ancora peggio, anche se Oliver faceva fatica a immaginare che ci potesse essere stato spazio per tutta quella gente.

“ATTENTI!” gridò improvvisamente una voce dietro di loro.

I tre amici balzarono di lato appena in tempo, lasciando spazio a un cavaliere che galoppò oltre. Gli zoccoli del cavallo sollevarono acqua, fango e sporcizia dalle pozzanghere, spruzzando il tutto addosso a loro.

Esther rimase a bocca aperta e fissò gli abiti ora disgustosi che aveva addosso. “Beh, fantastico.”

Ralph fece una smorfia. “E adesso?”

“Siamo proprio vicino a una locanda,” disse Oliver indicando un’insegna che diceva Al Leone Rosso. “Entriamo là dentro e asciughiamoci.”

Entrarono quindi nel pub. Era caldo e il fuoco stava scoppiettando. Però pochissima luce entrava dalle finestre, che sembravano ricoperte da tende scure, dando al tutto un’atmosfera piuttosto decadente. L’unica luce veniva da piccole candele posate su ogni tavolo. C’era anche odore di muffa mescolato a birra e carne cotta, e ovunque c’erano tavolate e avventori. Chiaramente non aveva importanza che fosse mattina presto per gli uomini di Londra che amavano bere.

Quando Oliver e i suoi amici si avvicinarono al caminetto, tutti gli occhi nella stanza li seguirono. Oliver ebbe l’immediata sensazione che entrare là dentro fosse stata una pessima idea.

“Salve,” disse il barista con voce burbera. Stava in piedi dietro al bancone e puliva i bicchieri con uno straccio. “Cosa bevete voi tre?”

Oliver fu sorpreso dalla domanda. Erano solo dei ragazzini, non erano certo lì per bere!

“Niente, grazie,” balbettò. “Siamo entrati solo per le asciugarci un po’ dalla pioggia di fuori.”

“Asciugarvi?” chiese il barista con tono arrabbiato. “Questo posto vi sembra un ombrello?” Tirò su con il naso, chiaramente percependo l’olezzo di feci di cavallo che gli erano finite addosso insieme al resto della sporcizia dalle pozzanghere. “Cosa siete, mendicanti?”

Oliver indietreggiò, chiaramente convinto adesso che l’idea di entrare là dentro fosse stata orribile. Anche gli altri clienti li stavano fissando come fossero degli intrusi.

“Usciamo da qui,” disse Esther.

“Giusto!” gridò il proprietario. “Smammate!”

I tre amici fecero per tornare alla porta.

Proprio allora un gruppo di ragazzi che stavano seduti alla finestra si alzarono in piedi e bloccarono loro la strada. Il più alto si portò davanti al gruppo. Sembrava lurido, i vestiti poco più che stracci. Oliver vide subito le croste di vecchie ferite sulle nocche. Era di sicuro uno che regolarmente faceva a botte.

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