La Spada degli Dei by Franco Forte

La Spada degli Dei by Franco Forte

autore:Franco Forte [Franco Forte]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4

La Fama è messaggera tenace di verità che lentamente trasmuta in mezze verità, per poi fissarsi in una formula compiuta, esatta, di sordida esagerazione.

I fatti importanti, gli avvenimenti che colpiscono, non tardano a diffondersi. Le gesta di eroi, o di uomini innalzati a tale grado, passando di bocca in bocca si ingrandiscono, acquistano sempre nuovi e maggiori particolari che, ripetuti e intesi da più parti, diventano conferma di se stessi.

Così spesso si forma la cosiddetta «Opinione Pubblica».

Le situazioni, i «fatti», dapprima sono solo sussurri, poi pian piano prendono vigore, si rafforzano, si riaffermano, creando miti, eroi, leggende.

Così, dunque, l’Uomo dalla Spada Lucente per le bocche degli uomini ovunque si conobbe. Sacra spada forgiata dagli dei, invincibile arma creata dal cielo.

Il villaggio di Mosul acclamava il suo eroe; da ogni dove accorreva gente.

In breve, il piccolo villaggio di frontiera divenne città di ritrovo, meta obbligata per ogni viandante che attraversasse i confini di Kentrat.

Fherd non badava a tutto quel trambusto; si era ritirato in una delle stanze della locanda che il gestore gli aveva messo a disposizione gratuitamente, certo di potersi rifare abbondantemente con la moltitudine di gente che il suo ospite richiamava da ogni parte.

Fherd abbacava costantemente verso il suo passato; non più quello remoto, che ormai aveva imparato a tenere lontano, ma il più recente. Il più scottante.

Fissava con gli occhi abbacinati la spada adamantina, ricordando inevitabilmente l’uomo che l’aveva creata e che aveva avuto abbastanza fiducia in lui da volergliela donare.

La sua mente ripercorreva allora i giorni felici del suo addestramento, quando il suo cuore era tornato a battere per la vita, nella vita.

Regolarmente il rimorso tornava, sempre più forte, per la sua mancanza. Si era lasciato trascinare dall’ira, dalla sua peccaminosa accidia per le promesse.

Sedeva triste sul bordo del letto, con le orecchie chiuse al fragore della città, alle voci che lo acclamavano.

Il sole albiccio fondeva le pietre, ed il suo calore esasperava l’animo adugiato di Fherd lo Stilita. Il Deserto Occidentale confinava col villaggio di Mosul là dove la montagna si ritirava verso Nord: dal terreno adusto si levavano correnti d’aria calda che rendevano tremolanti e confuse le figure di chiunque vi s’incamminasse.

Una di queste, in sella al suo aggraziato pelago, si stava avvicinando lentamente, con le sue lunghe vesti che la coprivano da capo a piedi.

Il robusto pezzato sollevò la testa e nitrì, quando le sue narici frementi colsero l’odore dell’acqua e della fresca erba dei pascoli montani. Una raffica di vento sollevò un mulinello di sabbia bianca che s’infranse sul viaggiatore.

Mosul distava ancora un centinaio di leghe; la figura ammantata di nero calcolò di poterci arrivare nel pomeriggio del giorno seguente.

I suoi calcoli si dimostrarono errati, dato che riuscì ad individuare le case del villaggio grazie alla pallida luce irradiata dalla luna vermiglia che risaltava nella notte.

Gli zoccoli del pelago risuonarono bizzarramente, quando l’animale si avviò lungo la strada principale del paese, lastricata di recente.

Il viaggiatore guardò senza riconoscerlo un villaggio che aveva già visitato in passato. La fresca brezza delle montagne asciugò il sudore sui fianchi del pelago.



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