La spirale del silenzio. Per una teoria dell'opinione pubblica by Elisabeth Noelle-Neumann

La spirale del silenzio. Per una teoria dell'opinione pubblica by Elisabeth Noelle-Neumann

autore:Elisabeth Noelle-Neumann
La lingua: ita
Format: epub
editore: Meltemi
pubblicato: 2002-11-15T00:00:00+00:00


Soffrirne o gioirne: due modi di condurre vita pubblica

Si possono trarre esempi così come dal presente anche dal XVI secolo, mettendo a confronto Martin Lutero e Thomas Müntzer. In Lutero è chiaro che egli soffre dell’esposizione al pubblico, ma non vede altra via che esporsi alla pubblica condanna. Egli cerca di schivare ciò che non può proprio evitare: “anche se alcuni mi disprezzeranno immediatamente per questo (…) altri proprio non parlano, (…) proprio perché tacciono, devo farlo io” (cfr. «Die Welt», 1976, p. 8). La rapidità con cui il suo messaggio attraversa il paese è da lui così descritta: “In quattordici giorni circa percorse l’intera Germania”, dice, senza fiato davanti all’esperienza della pubblica divulgazione; è stato come “un acquazzone in viaggio”. E poi, descritto fin troppo bene per non essere un sentimento vero: “la fama non mi era cara, perché (come ho detto) io stesso non sapevo quale ne fosse la causa, e il canto era troppo alto per la mia voce”.

In Thomas Müntzer si crede di vedere personificato l’opposto. Anch’egli è un acuto osservatore dei processi di opinione pubblica: “Essa va su e giù per il paese, e non meno nel pensiero (…) essa vola per stabilire l’ordine. E da dove si comincia? Là dove l’interno si volta all’esterno, nella moda. Se è diventato consueto cambiare opinione come si cambia una camicia, allora basta vietare il cambiamento di camicia e sottana e forse l’indesiderato cambiamento di opinione resterà represso”.

Proprio come si sa che nessuno può fermare l’innovazione in musica, così Thomas Müntzer è proprio sicuro, a sentire il suo tono, che il cambiamento di camicia e sottana avrà luogo, che sia voluto o meno. Diversamente da Lutero, non soffre dell’esposizione al pubblico, anzi la ama, anche o proprio in quanto ne percepisce la pericolosità: “Il timore di Dio deve essere puro, senza paura degli uomini o di altre creature (…). Perché ora sono tempi pericolosi e i giorni sono malvagi” (Streller 1978, p. 186). È caratteristico di un rapporto morboso con la sfera pubblica riuscire a esprimere a parole lo spirito del tempo, a dargli voce, ma a non riuscire a progettare da soli un programma con elementi costruttivi? Thomas Müntzer ha avuto effetti solo in modo distruttivo, riassume lo storico (cfr. Dülmen 1977; cfr. anche la recensione del volume di Martin Brecht in «Frankfurter Allgemeine Zeitung», 1977, p. 21).

Una tipologia riguardo al rapporto con la sfera pubblica non è ancora stata sviluppata. La variopinta compagnia che non teme l’isolamento o supera la paura dell’isolamento rimane, senza ricerca empirica, indistinta. L’unica cosa certa è che essa guida la società al cambiamento e che la spirale del silenzio è utile a chi non teme l’isolamento. Se per altri l’opinione pubblica è pressione al conformismo, per loro è la leva del cambiamento.



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