La storia by Elsa Morante

La storia by Elsa Morante

autore:Elsa Morante [Morante, Elsa]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 84-8130-534-0
pubblicato: 2001-12-31T23:00:00+00:00


IV

Dopo l'assalto al carico della farina, Ida non si credeva più capace di tornare al quartiere San Lorenzo, diventato per lei il centro stesso della paura. Ma, trascorse due settimane dalla riapertura delle strade senza ancora notizie di Ninnarieddu, si avventurò fino all'osteria di Remo.

Qui, apprese la notizia sorprendente che Nino era già stato a Roma sui primi di giugno, poco dopo l'ingresso degli Alleati, passando per una rapida visita dall'oste, che gli aveva naturalmente fornito l'indirizzo di sua madre al Testaccio. Di salute stava benissimo, allegro, e aveva portato buone notizie anche di Carlo-Piotr, il quale era vivo e sano, e attualmente abitava presso dei parenti (si trattava in realtà della sua balia) in un paesino a mezza strada fra Napoli e Salerno. I due, dopo aver superato assieme, incolumi, il passaggio delle linee, avevano conservato, anzi rafforzato la loro amicizia di guerriglieri; e spesso avevano occasione d'incontrarsi a Napoli, dove Nino teneva degli affari importanti.

Queste erano, in tutto e per tutto, le notizie, poche e sbrigative, che l'oste aveva ottenuto da Nino: il quale stava a bordo di una Gip militare, in compagnia di due sottufficiali americani, e aveva molta fretta. Dopo quel giorno, l'oste non lo aveva più riveduto.

Dopo tale informazione rassicurante, Ida non seppe più niente di Nino fino all'agosto. In quel mese, arrivò una sua cartolina col timbro Capri e la foto a colori di un palazzo lussuoso intitolato Quisisana Grand Hotel. Equivocando, i destinatari favoleggiarono che Nino fosse alloggiato addirittura in quel palazzo. Sul lato della corrispondenza, fra numerose altre firme di sconosciuti, lui, sopra alla sua propria firma: Nino, ci aveva scritto soltanto: See you soon. Questa scritta ai presenti riusciva indecifrabile: chi la reputava americana, e chi, piuttosto, giapponese o cinese. Però Santina, che adesso faceva il mestiere coi militari alleati, consultò un siculo-statunitense in proposito. E riferì, da parte di costui, che la frase voleva dire, all'inarca, Arrivederci presto.

Tuttavia, s'arrivò all'autunno nel silenzio totale di Ninnuzzu. Il quale, invero, durante quei mesi, era stato a Roma più di una volta, avanti e indietro. Però, capitandoci sempre di passaggio, e troppo occupato in certi suoi traffici frettolosi, finora aveva trascurato d'informarne sia il suo amico oste, che sua madre.

Frattanto, gli eserciti alleati, sbarcati in Normandia, avevano sferrato l'attacco ai Tedeschi in Europa, alla riconquista della Francia, e in Agosto erano entrati a Parigi col generale De Gaulle. In tutti i paesi già assoggettati dai Tedeschi, progrediva la rivolta, mentre le armate russe avanzavano dall'oriente. E in Italia, dopo Roma gli Alleati avevano preso Firenze, arrestandosi sulla linea gotica dove attualmente il fronte era fermo.

Altri avvenimenti di quell'estate: non molto tempo dopo la liberazione di Roma, Annita, trovata occasione di un mezzo di trasporto, ne aveva approfittato per una visita su alla montagna, dove la casupola della famiglia, e le altre vicine, stavano a posto senza danno. Però, di tutte le città e i paesi abbasso in pianura o su verso i monti, che una volta s'incontravano lungo il viaggio, non restava più niente, essa raccontò al ritorno: al loro posto, non ci si vedeva altro che un polverone.



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