La testa nel secchio by Gian Franco Reverberi

La testa nel secchio by Gian Franco Reverberi

autore:Gian Franco Reverberi [Reverberi, Gian Franco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: iacobellieditore
pubblicato: 2020-05-23T06:22:21+00:00


18. Vita da cantautori

Ho passato metà della mia vita a conoscere gente, la seconda metà a selezionare, eliminare; a tutt’oggi nella lista buona ne sono rimasti sette. Ma nella Milano della Ricordi ero circondato da persone e amici.

Riccardo Sanna, ribattezzato poi Ricky Gianco, era un ragazzino molto divertente e gli ero molto affezionato. Cantava e suonava la chitarra alla maniera di Eddie Cochran, trasmettendo una carica travolgente. C’era solo un piccolo problema: la erre moscia, e neanche a farlo apposta tutti i pezzi che cantava meglio avevano testi pieni di erre. Il primo disco che ha fatto alla Ricordi è stato Ciao ti dirò (1959), almeno così si scrive; quando lo cantava lui però diventava: “Ciao ti diuuò”. Non appena entrò a far parte del Clan Celentano ritrovò la erre ma perse i capelli, mantenendo comunque intatta la simpatia.

Per Piero Ciampi andò diversamente. Avevamo scritto quattro brani: Quando il vento si leva, Fino all’ultimo minuto, L’ultima volta che la vidi, Hai lasciato a casa il tuo sorriso (tutti pubblicati nel 1961). Mister Toni Casetta, proprietario della casa discografica Bluebell, col quale saltuariamente collaboravo, era un personaggio geniale, disponibile e aperto alle novità. In questo mestiere, oltre alla professionalità è fondamentale avere intuito e coraggio: lui ne aveva e Piero ottenne il suo primo contratto.

In occasione del suo secondo contratto, quello con la cgd per il lancio dell’Lp, ci fu una serata storica, di quelle in cui potevo manifestare quanto io sia distratto, casinista e “stondaio” (lunatico, col cervello svolazzatoio) – fa parte del mio fascino…

In occasione del lancio dell’Lp di Piero, dicevo, il nostro direttore Franco Crepax aveva deciso di organizzare una serata con i giornalisti, informale e molto originale, a casa sua. La moglie, meravigliosa ospite, aveva preparato un’accoglienza splendida, con le luci diffuse da plafoniere sostenute da fili invisibili, un po’ malsicure forse ma molto coreografiche: l’ambiente ideale per uno come me… Verso fine serata si sentiva qualche amico giornalista che chiamava: “Gianfranco vieni, qua ne è rimasta una intatta…”.

Luigi Tenco veniva sempre più spesso a Milano: seguendo la volontà del fratello Valentino continuava a studiare e a fare i dischi ma senza “contaminare” il suo nome. Usava pseudonimi come Gigi Mai, Dick Ventuno (la data di nascita: 21 marzo) o Gordon Cliff. Con questo nome ha inciso un disco in inglese Tell Me That You Love Me (1960, è la versione inglese di Parlami d’amore, Mariù), ispirandosi al suo cantante preferito: Nat King Cole. Mio fratello Gian Piero, come arrangiatore, per l’occasione si è chiamato John Revy.

Anche Luigi alloggiava alla Pensione del Corso. Con i primi guadagni aveva comprato una macchina, ma non una normale: era un’enorme Mercedes nera, un incrocio fra l’auto funebre del “caro estinto” e un pullman. Piazza Beccaria allora era veramente una piazza, in cui c’era un grande parcheggio dove lui lasciava in sosta – occupando minimo tre posti – quel cassone, ma spesso lo ritirava a notte inoltrata per evitare l’incontro con il guardamacchine.

La clientela della Pensione del Corso, oltre a cantanti e musicisti, includeva anche ballerine di nightclub.



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