La tirannia del merito by Michael Sandel

La tirannia del merito by Michael Sandel

autore:Michael Sandel [Sandel, Michael J.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2021-03-28T22:00:00+00:00


Meritevoli o titolati

Resta da chiedersi come il liberalismo egualitario alimenti anche la tracotanza meritocratica, pur rifiutando l’idea che le persone meritino dal punto di vista morale le ricompense economiche che i mercati assegnano loro. Per cominciare, è importante chiarire che cosa intende Rawls rifiutando il merito come base della giustizia. Non intende che nessuno abbia una pretesa legittima rispetto al reddito o alla posizione che acquisisce. In una società giusta, quanti lavorano sodo e giocano secondo le regole hanno titolo a ciò che guadagnano.

Qui Rawls fa una distinzione sottile ma cruciale: tra il merito morale e quello che lui chiama “titolo valido alle aspettative legittime”. La differenza è questa: diversamente dalla rivendicazione di un merito, un titolo valido può sorgere soltanto nel momento in cui sono in vigore certe regole del gioco. Non può dirci a priori come stabilire le regole. Il punto di Rawls è che non possiamo sapere chi ha titolo a che cosa finché non identifichiamo prima i principi di giustizia che dovrebbero governare quelle regole e, più in generale, la struttura di base della società.49

Ecco come questa distinzione influenza il dibattito relativo alla meritocrazia: basare la giustizia sul merito morale significherebbe stabilire le regole al fine di premiare i virtuosi e i meritevoli. Rawls non lo accetta. Ritiene che sia un errore considerare un sistema economico – o, in questo caso, una Costituzione – come un progetto per onorare la virtù o per coltivare il buon carattere. Le considerazioni sulla giustizia sono prioritarie rispetto alle considerazioni sul merito e sulla virtù.

Questo è il cuore dell’argomentazione di Rawls contro la meritocrazia. In una società giusta, quanti diventano ricchi o raggiungono posizioni di prestigio hanno diritto al proprio successo, non perché ciò testimonia il loro merito superiore, ma soltanto nella misura in cui questi benefici sono parte di un sistema che è equo per tutti, compresi i membri più svantaggiati della società.

“Un sistema giusto fa valere i titoli validi; soddisfa le aspettative fondate sulle istituzioni sociali. Ma i titoli validi non sono né proporzionali ai meriti intrinseci, né dipendenti da essi.” I principi di giustizia che definiscono i doveri e i diritti delle persone “non fanno menzione del merito morale, e le quote distributive non tendono minimamente a corrispondervi”.50

Nella rinuncia al merito da parte di Rawls ci sono in gioco due questioni: una politica, l’altra filosofica. Sul piano politico, Rawls vuole dimostrare che i benestanti non possono legittimamente opporsi alla tassazione redistributiva sostenendo che la propria ricchezza è loro dovuta, qualcosa che meritano dal punto di vista morale. Questa è l’argomentazione dell’arbitrarietà morale del talento e di altre contingenze che contribuiscono al successo. Se in un’economia di mercato il successo dipende molto dalla fortuna, allora è difficile sostenere che i soldi che facciamo sono una ricompensa per un merito superiore.

Nessuna delle massime di giustizia mira a ricompensare la virtù. Ad esempio, le ricompense guadagnate dai talenti naturali scarsi devono coprire i costi della formazione e incoraggiare gli sforzi di apprendimento, non meno che dirigere la capacità dove meglio sono in grado di far progredire l’interesse comune.



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