La tribu' della tigre by Elizabeth Marshall Thomas

La tribu' della tigre by Elizabeth Marshall Thomas

autore:Elizabeth Marshall Thomas [Thomas, Elizabeth Marshall]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Administrator
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


PARTE TERZA

NUOVI MODI

NATI NELL'EOCENE, i felini si sono fatti strada a poco a poco in tutto il mondo (a eccezione dell'Australia), si sono adattati ovunque trovando territori sempre mutevoli e adatti a loro, e sono sopravvissuti in ogni clima (se si esclude quello polare). Creature che si spingono sempre al limite, abilissimi cacciatori il cui unico mezzo di sostentamento è la carne che loro stessi si procurano (o comunque quella procurata dalla loro madre), la maggior parte dei felini sta diventando rara. Le pressioni della popolazione umana in crescita hanno operato una riduzione degli esemplari, le limitazioni di spazio hanno reso più angusti i loro territori e il florido mercato che riguarda alcune parti del loro corpo sta eliminando molte specie.

Questo vale soprattutto per i felini maculati e per le tigri. I primi,, e cioè gli ocelot, i gatti marmorati, i gatti piedi-neri e i margay,, sono le vittime designate del mercato delle pelli, mentre una recente ricerca ha messo in evidenza che, nonostante il successo «dell'Operazione Tigre» (un'imponente campagna avviata nel 1973 in India e in Nepal per la difesa della specie), nel Sunderbans rimangono in vita meno di quattromila tigri, e il resto della popolazione mondiale è ancora in grave pericolo. La maggior parte delle tigri è stata massacrata dai bracconieri: le ossa di questi felini, per esempio, vengono polverizzate e vendute come medicine in molti Paesi dell'Asia. Oggi, la popolazione umana di queste zone sfiora i due miliardi e ciò significa che il rapporto acquirente asiatico-tigre è di cinquemila a uno. In altre parole, per ogni tigre che vive nella zona compresa fra Sumatra e la Siberia c'è mezzo milione di persone che potrebbe pensare di aver bisogno di un occhio di tigre per guarire dall'epilessia, della sua coda o del suo cervello per curare le malattie della pelle o dei denti per calmare le infiammazioni.

La cosa più importante da fare, in un caso simile, è mobilitarsi contro quelle nazioni che continuano a tollerare questo commercio illegale. Ma si può anche sostenere economicamente l'attività delle guardie forestali che vivono nelle riserve in cui si trovano ancora le tigri, nonché dare il Proprio apporto finanziario ai progetti di allevamento in cattività promossi dalla Species Survival Commission, un distaccamento dell'International Union for the Conservation of Nature (IUCN).

Anche se appartenessero tutte a una medesima sottospecie, quattromila tigri sarebbero davvero poche: ma queste, invece, rappresentano la totalità delle sottospecie di tigre ancora in vita, dall'imponente tigre siberiana o dell'Altai alla slanciata e gracile tigre di Sumatra, e la maggior parte di esse vive in gruppi esigui all'interno di minuscole riserve sparse qua e là, come isole. Queste popolazioni non sono più in comunicazione tra loro e i problemi a livello genetico sono pari a quelli causati dal commercio delle loro parti. Scienziati e funzionari addetti al controllo degli animali selvatici, prendendo esempio dagli allevatori, tentano di manipolare gli incroci e progettano d'inseminare artificialmente le femmine che vivono nelle «isole» di popolazione con il seme di maschi che vivono in cattività o allo stato libero.



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