La valle della paura by Arthur Conan Doyle

La valle della paura by Arthur Conan Doyle

autore:Arthur Conan Doyle [Doyle, Arthur Conan]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:27:16+00:00


Sir Arthur Conan Doyle

La valle della paura

- No, niente di strano.

- Ma come, credevo che tutto il paese ne parlasse… T’informeranno presto. Ma che cosa ti ha spinto a venire qui?

- Mi è stato detto che da queste parti c’è sempre del lavoro per un uomo volenteroso.

- Appartieni all’Unione dei Lavoratori?

- Certamente.

- E allora troverai subito da occuparti, credo. Hai amici?

- Non ancora, ma ho la possibilità di farmene.

- Come mai?

- Appartengo all’Antico Ordine degli Uomini Liberi. Non esiste una città senza una Loggia, e dovunque esiste una Loggia, trovo subito qualche amico.

Quell’osservazione ebbe un effetto singolare sul suo compagno il quale lanciò intorno, agli altri seduti nello scompartimento, una occhiata sospettosa. I minatori stavano ancora confabulando tra loro a bassa voce. I due gendarmi sonnecchiavano. L’uomo si avvicinò, si sedette accanto al giovane viaggiatore e gli porse la destra.

I due si scambiarono una forte stretta di mano.

- Vedo che dici la verità, ma è sempre meglio assicurarsi.

Alzò la destra al sopracciglio destro. Immediatamente, il viaggiatore alzò la sinistra al sopracciglio sinistro.

- Le notti buie sono sgradevoli - osservò l’operaio.

- Sí, soprattutto se si viaggia da forestieri - rispose 1’altro.

- Basta cosí. Io sono Fratello Scanlan, della Lòggia 341, Valle Vermissa. Lieto di vederti da queste parti.

- Grazie. E io sono Fratello Jack McMurdo, della Loggia 29, Chicago. Gran Maestro J. H. Scott; ma sono davvero fortunato d’imbattermi subito in un fratello.

- Oh, siamo in tanti, da queste parti. Ti accorgerai che l’Ordine è molto piú fiorente, qui nella Valle Vermissa, che in qualunque altra parte degli Stati Uniti. Ma abbiamo bisogno di giovanotti come te. Non riesco a capire come mai un ragazzo del tuo stampo, appartenente all’Unione dei Lavoratori, non sia riuscito a trovar lavoro a Chicago.

- Oh, per quello, di lavoro ne avevo trovato d’avanzo - rispose McMurdo.

- E allora, perché sei partito?

McMurdo indicò con un cenno del capo i poliziotti e sorrise.

- Credo che quei tipi là sarebbero contenti di saperlo.

Scanlan emise un brontolio di comprensione.

- Guai? - domandò in un soffio.

- Altro che!

- Roba da galera?

- E il resto.

- Qualche omicidio, forse?

- É ancora troppo presto per parlare di certe cose - rispose McMurdo con l’aria di chi capisce troppo tardi di aver detto piú di quanto intendeva dire. - Avevo le mie buone ragioni quando ho deciso di lasciare Chicago, e per il momento basta cosí. Chi sei, tu, per farmi tante domande?

I suoi occhi grigi, da dietro le lenti, fiammeggiarono a un tratto di un lampo pericoloso di collera.

- E va bene, amico. Non intendevo offenderti. I fratelli non ti giudicheranno severamente, qualunque cosa tu possa aver fatto. Dove sei diretto adesso?

- A Vermissa.

- È la terza fermata lungo la linea. Dove alloggerai?

McMurdo trasse di tasca una busta e l’accostò alla lampada a olio.

- Ecco l’indirizzo, Jacob Shafter, Sheridan Street. È una pensione che mi è stata raccomandata da uno che conoscevo a Chicago.

- Be’, non lo so, ma Vermissa non è sulla mia strada. Io abito a Hobson’s Patch, ed è lí che stiamo arrivando.



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