La vendetta degli gnomi by Robert Lawrence Stine

La vendetta degli gnomi by Robert Lawrence Stine

autore:Robert Lawrence Stine
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Piccoli Brividi
pubblicato: 2016-08-21T16:00:00+00:00


13

“Devo dire alla mamma e al papà quello che ho sentito?” mi chiesi quella sera, a cena.

- Allora, com’è andata la giornata? - ci domandò il papà, allegramente, servendosi una cucchiaiata di piselli.

“Non mi crederanno mai” pensai.

- Heidi e io siamo andate in bici in piscina - rispose Mindy, che stava modellando con la forchetta un mucchietto di tonno in mezzo al piatto. Dopo aver scostato dal centro un pisello sfuggito al suo controllo, aggiunse: - Però non abbiamo nuotato, perché a Heidi è venuto un crampo a un polpaccio. Abbiamo soltanto preso il sole.

“Devo dirlo.” Non riuscii più a trattenermi.

- Oggi pomeriggio ho sentito una cosa strana - dissi. - Sì, stranissima… - Non interrompermi! - mi rimproverò bruscamente Mindy. Poi si pulì la bocca con il tovagliolo.

- Ma è una cosa importante! - esclamai, rigirandomi nervosamente il tovagliolo fra le mani. - Ero in giardino, da solo. A un certo punto, ho sentito delle voci. - Imitando i rauchi sussurri degli gnomi, spiegai: - Ho sentito dire: <>. Non so chi fosse, perché non c’era nessuno. Penso… be’… penso che siano stati gli gnomi.

La mamma appoggiò con forza un bicchiere di limonata sul tavolo.

- Basta con questi gnomi! - esclamò. - Nessuno ti trova divertente, Joe!

- Ma non sto dicendo una bugia! - protestai, appallottolando il tovagliolo. - Le ho sentite davvero, quelle voci!

Mindy rise con aria sprezzante.

- Non fai per niente ridere - commentò. - Papà, passami il pane, per favore.

- Certo, piccola - disse il papà, passandole il cestino con i panini.

Così la questione fu chiusa.

Dopo cena, il papà mi disse di annaffiare i pomodori.

- Va bene - risposi, alzando le spalle. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di uscire un po’ di casa.

- Vuoi che vada a prendere l’Attila Spray? - gli domandai mentre andavamo nel giardino posteriore.

- No! - disse, sussultando. - No!

Alzai lo sguardo verso di lui. Era diventato bianco come un lenzuolo.

- Che cosa c’è, papà? Cos’hai?

Mi indicò l’orto, senza dire una parola.

- Oooh, nooo! - mugugnai.

I nostri bei pomodori erano stati schiacciati, spiaccicati e sparpagliati. C’erano polpa rossa e semini dappertutto. Papà fissava lo scempio a bocca aperta, con le mani strette a pugno.

- Chi può aver fatto una cosa simile? - borbottò.

I battiti del mio cuore accelerarono. Io sapevo la verità, e adesso tutti avrebbero dovuto credermi.

- Sono stati gli gnomi, papà! - esclamai, afferrandolo per una manica della camicia e tirandolo perché mi seguisse fino al prato anteriore. - Ho le prove. Vedrai!

- Joe, lasciami… ti prego. Non è il momento di scherzare. Non ti rendi conto che a questo punto non possiamo più partecipare al concorso? Ci siamo giocati la possibilità di vincere il primo premio. Anzi, qualsiasi premio.

- Ma devi credermi, papà! - insistetti. - Vieni, per favore.

Continuai a tirarlo per la manica. Non avevo nessuna intenzione di cedere. Mentre lo trascinavo nel prato, mi chiesi che cos’avrei trovato. Chiazze di pomodoro su quelle brutte faccine di gesso? Polpa colante sulle dita grassocce degli orrendi nanetti?

Centinaia di semini appiccicati ai loro orrendi piedi tozzi?

Ci avvicinammo a Gongo e Scheggia.



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