La vita bugiarda degli adulti by Elena Ferrante

La vita bugiarda degli adulti by Elena Ferrante

autore:Elena Ferrante [Ferrante, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2019-11-06T16:00:00+00:00


V

1.

Don Giacomo sedette al tavolo miserabile in fondo alla navata e se ne stette tutto il tempo a guardare Roberto con un atteggiamento di ascolto concentrato, la guancia poggiata sul palmo della mano. Roberto invece parlò in piedi, con toni bruschi e tuttavia attraenti, le spalle rivolte all’altare e a un grande crocefisso con la croce scura e il Cristo giallo. Non ricordo quasi niente di ciò che disse, forse perché si esprimeva dall’interno di una cultura che mi era estranea, forse perché per l’emozione non ascoltai. Ho in mente molte frasi che sono sicuramente sue, ma non so collocarle nel tempo, confondo le parole di allora con quelle che sono seguite. Tuttavia alcune hanno maggiori probabilità di essere state pronunciate quella domenica. A volte, per esempio, mi convinco che lui, lì in chiesa, abbia ragionato sulla parabola degli alberi buoni che fanno frutti buoni, dei cattivi che fanno frutti cattivi e perciò finiscono legna da ardere. O più spesso mi sembra sicuro che abbia insistito sul calcolo esatto delle nostre risorse quando ci tuffiamo in una grande impresa, perché è sbagliato dare inizio, mettiamo, alla costruzione di una torre, se non hai il denaro per tirarla su fino all’ultima pietra. O ritengo che ci abbia invitati tutti al coraggio, ricordandoci che l’unico modo per non sciupare la nostra vita è perderla per la salvezza degli altri. O mi immagino che abbia ragionato sulla necessità di essere realmente giusti, misericordiosi, fedeli, senza celare l’ingiustizia, il cuore duro, l’infedeltà dietro il rispetto delle convenzioni. Insomma non so, il tempo è passato e non riesco a decidermi. Per me il suo discorso, dall’inizio alla fine, fu soprattutto un flusso di suoni ammalianti che venivano dalla sua bella bocca, dalla gola. Gli fissavo il pomo d’Adamo molto accentuato come se dietro quella sporgenza vibrasse davvero il fiato del primo essere umano di sesso maschile venuto al mondo e non, piuttosto, di una delle infinite riproduzioni che affollano il pianeta. Com’erano belli e tremendi i suoi occhi chiari intagliati nel viso scuro, le dita lunghe, le labbra lucide. Su una sola sua parola non ho dubbi, in quella occasione la pronunciò spesso, sfogliandola come una margherita. Mi riferisco a “compunzione”, capii che la usava in modo anomalo. Disse che andava ripulita dei brutti usi che se n’erano fatti, ne parlò come di un ago che doveva far passare il filo attraverso i brani sparsi della nostra esistenza. Le diede il significato di una vigilanza estrema su sé stessi, era il coltello con cui ferire la coscienza per evitare che prendesse sonno.

2.

Appena Roberto tacque, mia zia mi trascinò da Giuliana. Fui colpita da quanto era cambiata, la sua bellezza mi sembrò infantile. Non ha trucco, pensai, non ha colori di donna, e mi sentii a disagio per la mia gonna corta, per le palpebre cariche e il rossetto, per la scollatura. Sono fuori luogo, mi dissi, mentre Giuliana sussurrava: come sono contenta di vederti, t’è piaciuto? Mormorai poche parole confuse di complimenti per lei, di entusiasmo per le parole del fidanzato.



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