La vita di Isidor Katanic by Ivo Andríc

La vita di Isidor Katanic by Ivo Andríc

autore:Ivo Andríc
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ivo Andrić; La vita di Isidor Katanić; Alice Parmeggiani; Serbia; Bottega Errante Edizioni; Belgrado; Sava; Balcani; Nobel; bombardamento; guerra; formazione; matrimonio; occupazione; Božidar Stanišić;
editore: Bottega Errante Edizioni
pubblicato: 2020-02-15T16:10:15+00:00


V

Così come un tempo su quel pontile sulla Sava, osservando la vita attorno a sé, rifletteva su quella vita, com’era e come avrebbe dovuto essere, e che soluzione si sarebbe dovuta trovare per gli uomini che vivono male, nelle difficoltà, così anche qui, sulla terrazza, cercava di riflettere su ciò che vedeva.

Guardava in lontananza la città di Zemun illuminata dal sole, che ora era una “terra straniera nemica”, perché si trovava nelle mani degli ustascia. Osservava la Sava, che capitan Mika definiva sempre una “nobile via d’acqua”, che ora era il confine fra due stati sventurati, con due miserabili governi, uno “serbo” e uno “croato”, che vivevano di odio, ignoranza e dei più bassi istinti, ma obbedendo alla volontà e alle esigenze delle grandi forze fasciste. Seguiva con lo sguardo gli aerei che attraversavano il cielo o le grosse barche che fendevano l’acqua al servizio dei nemici occupanti.

Guardava tutto ciò e avrebbe voluto riflettere su questo a lungo, ma succedeva sempre che Margita lo riscuotesse dai suoi pensieri e lo costringesse a pensare a lei e a ciò che la riguardava.

Dalla cucina gli giungeva la voce adirata di sua moglie che discuteva con la ragazza. Ah, Margita e le sue donne di servizio! Qui si esprimeva compiutamente tutta la sua natura, tutta l’insaziabile e indistruttibile necessità dell’intera sua classe sociale di dominare e comandare, di umiliare e annientare un altro essere più debole.

Da anni seguiva il suo comportamento con le ragazze, a volte aveva anche tentato di intromettersi, ma aveva sempre dovuto ritirarsi davanti a quella forza della natura che era sua moglie e davanti alle sue pessime abitudini e ai suoi impulsi malvagi.

Certo, c’erano state anche ragazze che erano inaffidabili sul lavoro, perfino alcune che avevano rubato o avevano lasciato il posto prima del termine, pur avendo ricevuto parte della paga in anticipo. Ma quanto più numerose erano state le ragazze laboriose e oneste che già dopo alcuni giorni abbandonavano quella casa in cui era difficile vivere e respirare, e tanto più lavorare per quella paga modesta, con il vitto di Margita e la sua compagnia!

E Zeko poteva capire così bene che cosa significasse dipendere da Margita, lavorare sotto il suo controllo. Per Margita non era sufficiente che qualcuno lavorasse e sbrigasse le faccende domestiche. Lei seguiva la ragazza passo per passo, dal mattino alla sera, con le sue superflue, stupide e crudeli osservazioni; con il suo occhio di lince le penetrava nell’anima, cercando di scoprire che cosa pensasse, chi frequentasse, chi avesse. Apriva le loro lettere, frugava fra le loro cose e rovistava nel pagliericcio. Non poteva perdonare a ragazze diciottenni di voler uscire la sera a passeggiare con il proprio ragazzo, di non voler mangiare cavolo riscaldato, di cantare, di ridere, di essere tristi, di avere un monogramma ricamato sulla blusa di poco prezzo, di volersi curare i denti; insomma, di desiderare qualcosa, di amare qualcuno, di essere graziose, di vivere come esseri umani con necessità umane, di esistere anche oltre l’orario di lavoro e al di fuori delle necessità di Margita.



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