La Voce Del Fuoco by Ben Pastor

La Voce Del Fuoco by Ben Pastor

autore:Ben Pastor [Pastor, Ben]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Mystery & Detective, Historical, Fiction
ISBN: 9788876849916
editore: Frassinelli
pubblicato: 2008-05-14T22:00:00+00:00


12 dicembre, martedì

«Non mi opporrete un altro rifiuto, Sparziano. Vi perdono per aver disdegnato il mio compleanno, ma stasera festeggio la vigilia del giorno di Tellus, e la Madre Terra è una dea su cui nessuno di noi può essere in disaccordo.»

L'invito a cena, formulato in maniera tanto affabile e diretta, non lasciò a Elio alcuno spazio per sfuggire. Promise a Decimo che ci sarebbe andato, comprò una copia illustrata del Romanzo d'Etiopia di Eliodoro come regalo di compleanno e partecipò all'elegante riunione in compagnia di quelli che Decimo chiamava amici quasi fratres\ «amici, quasi fratelli». C'erano gli ufficiali che Elio aveva già conosciuto, insieme ad altri tre, il cui approfondito esame nei suoi confronti andò ben oltre la mera curiosità suscitata da un inviato di Cesare.

Stendersi sui divani per cenare stava già divenendo un retaggio del passato, ma rappresentava solo il primo di una serie di atti tradizionali, cerimoniali. Trovarsi fra Decimo e Ulpio Domnino sul divano centrale, il posto d'onore noto come «il sedile del console», confermò a Elio che si onorava il suo incarico. Il menu seguì l'antica divisione fra antipasti (Decimo aveva scelto platessa di Ravenna, lucci d'allevamento e uova di pavone), tre portate principali (cinghiale, coniglio, fagiano) e dolci (conserve e mele al miele). Il vino caldo e freddo, che giovani attraenti allungavano con acqua e miele, veniva fatto girare in coppe della valle del Reno sontuosamente decorate con reticoli di vetro soffiato, per gli auguri di lunga vita e felicità formulati alla maniera romana: BIBE VIVAS MULTIS ANNIS, VIVAS FELICITER.

Per tutto il ricevimento, la conversazione sembrò guidata da una regia sottile. Con la scusa della guerra imminente si parlò a lungo della carriera, dei viaggi e delle conoscenze di ciascuno degli ospiti. Elio osservò Decimo stimolare i suoi amici fra cibo e bevande come un direttore di coro, e attese il suo turno con il disagio dell'estraneo fra uomini che si conoscono per questioni di famiglia, educazione, servizio nelle stesse unità.

Non era l'impaccio che aveva provato vedendo per la prima volta Roma dalla via Aurelia, tanto schiacciante da fargli passare la notte fuori dalle mura. Era insicurezza, piuttosto, legata a quel gioco a metà fra la millanteria e il segnare il territorio di cui aveva parlato a Modicia Pennato, il fabbricante di mattoni. Fortunatamente la narrazione di questa o quella esperienza di una certa campagna era sempre interrotta da risate e commenti oziosi. L'assegnazione allo stesso comando dei due gemelli aveva creato un'ilare commedia degli equivoci con la moglie di un generale, e il disastroso incontro di Decimo con la cucina caledone aveva ravvivato il suo racconto sul duro incarico svolto alla frontiera.

Quando venne il turno di Elio, l'attenzione discontinua che gli ospiti avevano prestato alle reciproche storie si mutò in un silenzio pressoché ininterrotto. Gli occhi si alzarono verso di lui sopra i piatti mezzi vuoti e i bicchieri pieni. Sarmazia, Egitto, Armenia, Persia, i giorni a Corte: Decimo lo incoraggiò a parlare di quelle esperienze proprio come aveva fatto con gli altri.



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