L’amico scrittore by Daniel Pennac

autore:Daniel Pennac [Pennac, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858820063
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2015-05-20T16:00:00+00:00

10.

Dire, fare, narrare, metafore e ironie

Parigi, Belleville. Nella biblioteca dell’intervistato, tra scaffali fatti di assi grezze e sbiancate dal tempo. Fuori la pioggia primaverile scroscia rimbalzando sul selciato del cortile.

Leggendo i tuoi romanzi, si resta affascinati dalle avventure rocambolesche dei personaggi e dalle trame assai complesse in cui non mancano mai sorprese e colpi di scena. Il meccanismo narrativo funziona sempre alla perfezione grazie alle architetture delle storie abilmente costruite. Puoi spiegare come lavori e come nascono le tue opere?

I miei romanzi nascono sempre da una lunga elaborazione, che passa attraverso una necessaria fase orale: come ho già accennato, per costruire una storia ho sempre bisogno di raccontarla a qualcuno, a mia moglie o a un amico. A furia di ripeterlo, l’intreccio a poco a poco si arricchisce, si precisa e si definisce, tanto che alla fine ho in testa tutto lo sviluppo della vicenda, le sue diverse fasi, la sequenza degli avvenimenti. Inizio a scrivere solo quando tutto il piano della storia è rigorosamente definito, in modo che la scrittura sia completamente libera da ogni preoccupazione tematica: non dovendo inventare più nulla dal punto di vista della trama, essa deve solo creare se stessa. Quando scrivo, insomma, cerco di avere solo preoccupazioni stilistiche. Naturalmente poi la struttura predeterminata non impedisce le digressioni, come i monologhi dei personaggi che nascono in fase di stesura del testo.

La genesi di un romanzo è dunque il risultato di un’operazione in più fasi distinte...

Durante la costruzione della trama si è nell’ambito della ricerca geofisica, si scava, si sonda; quando poi si inizia la fase di stesura, si entra nell’ambito della petrolchimica, si estraggono le parole dal profondo, le si fanno emergere in superficie. E le parole, affiorando, portano a galla una somma di verità, di sensazioni e di ricordi spesso inattesi, oltre che un piacere indiscutibile, legato proprio alle difficoltà della scrittura: più un problema è difficile, più è piacevole provare a risolverlo. La scrittura è un lavoro artigianale in cui ci si muove in maniera millimetrica.

Nasce qui quel piacere della scrittura di cui parlavi prima?

Sì, è un piacere che nasce proprio dal carattere artigianale della scrittura, dal lavoro sulla lingua. L’eventuale sofferenza nel mio lavoro è piuttosto legata alla fase di costruzione della storia e dell’intreccio: lì la fatica nasce dalla sensazione dell’arbitrio. Quando s’inventa una storia, si è continuamente chiamati a scegliere e si ha l’impressione di muoversi in un mondo di artifici di cui si dubita di continuo. Inevitabilmente scattano i fatidici interrogativi: “Perché devo perdere tutto questo tempo a raccontare storie tanto incredibili? Perché attribuisco a questa attività tanta importanza?”. Occorre un vero e proprio atto di fede per passare tre anni a preoccuparsi di una storia inventata, nella quale oltrettutto bisogna trovare una qualche ragione che consenta di sfuggire al fatidico dubbio ontologico di ogni romanzo: a cosa serve?

E tu come rispondi?

Non ho risposte preconfezionate. Per me, narrare è un modo di percepire del tutto particolare, legato alla capacità di cogliere il mondo in termini metaforici: raccontare una storia significa proporre una spiegazione metaforica del mondo.

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