L’eretico che salvò la Chiesa by Massimo Firpo & Germano Maifreda

autore:Massimo Firpo & Germano Maifreda [Firpo, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858431290
editore: Einaudi

3. La «tragedia carafesca».

Inflessibile fu invece papa Medici nell’infliggere una severissima punizione ai nipoti di Paolo IV, dopo aver emanato il 15 maggio 1560 una bolla in cui – in deroga a un esplicito impegno assunto nelle capitolazioni elettorali – decretò il perdono per chiunque avesse preso parte ai tumulti e alle devastazioni verificatisi a Roma alla morte di papa Carafa. Il 7 giugno ordinò l’arresto dei cardinali Alfonso e Carlo Carafa, accusati insieme con numerosi loro parenti e familiari di malversazioni e ruberie d’ogni sorta e soprattutto degli intrighi politici che avevano indotto Paolo IV alla guerra, con grave pregiudizio degli interessi della Chiesa. Il secondo veniva imputato anche di eresia per alcuni sospetti cui aveva dato adito in passato e per gli ambigui rapporti con l’elettore di Brandeburgo attestati da documenti sequestrati nella sua residenza, il che non poteva non suonare come un’atroce beffa nei confronti dello zio, l’inquisitore per eccellenza Paolo IV, che ora finiva anch’egli indirettamente sotto processo per aver affidato il governo della Chiesa a un eretico121. Con loro, oltre a numerosi familiari, il papa fece rinchiudere in Castel Sant’Angelo anche il duca di Paliano Giovanni Carafa che, perseverando nel suo brutale senso di impunità, pochi giorni dopo la morte dello zio aveva fatto sgozzare l’amante della moglie dal fratello di lei Ferrante d’Alife122.

Fu uno dei nipoti di Paolo IV, il marchese di Montebello Antonio Carafa, padre del cardinale Alfonso, a evocare quindici anni dopo la tragedia che aveva colpito lui, i suoi fratelli e tutta la famiglia, confessando amaramente la cieca follia di cui tutti loro avevano dato prova dopo l’elezione papale dello zio, quando Roma si era riempita di «vanità napoletana» e le loro ambizioni sociali e politiche avevano superato «ogni termine et, sprezzando le piccole et mezzane cose, ambivamo solo le grandi, e le grandissime ancora». Tutto allora era sembrato possibile e lecito, inducendoli «a perseguitare e far prigioni cardinali, baroni colonnesi et altri dell’imperiale fattione e, fatti esuli quelli che fuggivano la rabbia nostra», a impadronirsi dei loro beni con la forza, con l’inganno, con la prepotenza, ad accumulare cardinalati e prebende ecclesiastiche, a manipolare spudoratamente la giustizia, senza accontentarsi mai di nulla, senza guardare in faccia nessuno, senza mai saziare la bulimica avidità che li animava. «Delle nostre sciocchezze sono ripiene le carte», commentava, ricordando gli innumerevoli nemici che si erano fatti, il loro «spendere e gettar via […] tesori e tempo», senza mai fermarsi a pensare «alla prossima morte del già decrepito pontefice», fino al tracollo finale e al generale tripudio che l’aveva accompagnato123. Era un amaro bilancio familiare del papato carafiano non difforme da quello delineato sul piano politico da Pio IV nell’aprile del ’65, ricordando di aver «ritrovato al principio del suo pontificato le cose in gran turbolentia, li principi et li popoli nimici, esausto et pieno di debiti il pontificato et di ogni cosa povero et bisognoso». Di qui l’accusa contro il suo sciagurato predecessore, che aveva messo il mondo sottosopra invece di approfittare della situazione

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.