L'agente segreto by Andrea Ferrari

L'agente segreto by Andrea Ferrari

autore:Andrea Ferrari [Ferrari, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2020-07-29T22:00:00+00:00


19.

Questa storia di Arthur e della planchette comincia a impensierirmi. L’ectoplasma tira conclusioni affrettate, è incauto, insomma, parla troppo. Forse se si presentasse Napoleone, come già in passato, sarebbe più autorevole.

Chi sarà poi questo Arthur, proprio non lo so. Anche Fiorile sulla questione è assai evasiva. Ho provato a domandarle qualche cosa in più riguardo al suo spirito guida, ma non ho ottenuto che risposte vaghe, evasive, appunto, che mi rafforzano nella convinzione che, magari inconsapevolmente, la ragazza spinga il piattino verso le lettere che andranno a comporre quello che lei stessa vuole sentirsi dire.

«Ma, no» fa lei, «è Arthur!»

«E sentiamo, chi sarebbe questo Arthur, e come fa a essere così onnisciente, lo era anche prima? Prima di essere morto, intendo...»

«Arthur era un marinaio...»

«Onnisciente»

«Onni che?»

«Onnisciente, vuol dire uno che sa tutto, tutto quello che è successo e tutto quello che deve succedere».

«Una specie di mago?»

«Eh sì, una specie di mago».

«Non lo so se era un mago e poi non era onnisciente, come dice lei, da vivo, lo è diventato dopo che è morto. Tutti i morti sono onniscienti, per loro le cose non vanno come per noi, sono avulsi».

«Avulsi?»

«Sì, avulsi, vede che le conosco anch’io le parole, mica solo lei con tutti quei libri che si porta dietro. Comunque i morti sono avulsi, sono come estratti dalla nostra dimensione, per questo sanno tutto, vedono le cose dall’alto, non una alla volta come noi; noi le mettiamo in fila le cose, quelle del passato che conosciamo e quindi basta poco, è facile, e quelle che man mano ci capitano e che un attimo prima erano futuro. Noi le cose le vediamo a pezzi perché ci siamo dentro, loro le vedono come uno che guarda una strada dalla cima di una collina, o da un terrazzo, se preferisce, tutte insieme come una linea continua giù fino all’orizzonte, che poi è il futuro e che noi non vediamo perché siamo sulla strada o al piano terra, senza terrazzo».

L’ho incontrata sul piazzale dietro l’albergo. Ha posato a terra il cesto di lenzuola che portava non so dove ed è nata questa conversazione.

«Andiamo da lei?»

«Nella mia stanza?»

«Dove se no, lei mica ce l’ha una casa».

«Certo che ce l’ho una casa».

«Ah sì? Allora perché si è piazzato qui a non fare niente?»

«Non è vero che non faccio niente».

«Allora, andiamo da lei?»

È caparbia Fiorile. Quando vuole una cosa sa come ottenerla. Non aspetta neanche la mia risposta, spinge il cesto in un angolo con una pedata e si avvia verso le stanze.

Si gira appena e: «Su» mi fa, «che cosa aspetta?»

Credo che si sia fatta delle idee su di me. Ci penso ogni tanto e la cosa m’inquieta. Non ho nessuna intenzione di portarmi a letto una ragazzina, mi sentirei travolto dalle responsabilità. E poi a me piacciono le donne fatte, le ragazzine mi mettono a disagio. Però non voglio offenderla. È una questione un po’ complicata. Non mi ci voleva proprio, specie nel bel mezzo di una missione assurda come questa. Aspettare qui senza far niente. E una lettera, poi.



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