L'amica geniale 02 - Storia del nuovo cognome by Elena Ferrante

L'amica geniale 02 - Storia del nuovo cognome by Elena Ferrante

autore:Elena Ferrante [Ferrante, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: e/o
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


58.

Capii solo il giorno dopo cosa avrebbe comportato la partenza di Pinuccia. La serata senza di lei mi sembrò positiva: niente più piagnistei, la casa si acquietò, il tempo strisciò via silenzioso. Quando mi ritirai nella mia stanzetta e Lila mi seguì, la conversazione fu all'apparenza priva di tensioni. Me ne stetti sulle mie, attenta a non dire nulla di ciò che sentivo veramente.

«Hai capito perché se n’è voluta andare?» mi chiese Lila parlando di Pinuccia.

«Perché vuole stare col marito».

Fece cenno di no, disse seria: «S’è messa paura dei suoi stessi sentimenti».

«Cioè?».

«S’è innamorata di Bruno».

Mi meravigliai, non avevo mai pensato a quella possibilità.

«Pinuccia?».

«Sì».

«E Bruno?».

«Non se n’è nemmeno accorto».

«Sei sicura?».

«Sì».

«Come lo sai?».

«Bruno punta a te».

«Sciocchezze».

«Me l’ha detto Nino ieri».

«A me oggi non ha detto niente».

«Cosa avete fatto?».

«Abbiamo preso una barca».

«Tu e lui soli?».

«Sì».

«Di che avete parlato?».

«Di tutto».

«Anche di quella cosa che t’ho raccontato?».

«Quale?».

«Lo sai».

«Del bacio?».

«Sì».

«No, non m’ha detto niente».

Sebbene stordita da ore e ore sotto il sole e dai molti bagni, riuscii a non dire parole sbagliate. Quando Lila se ne andò a dormire mi sembrò di galleggiare sul lenzuolo e che la stanzetta buia fosse in realtà piena di luci blu e rossastre. Pinuccia era partita in fretta e furia perché s’era innamorata di Bruno? Bruno non voleva lei ma me?

Ripensai al rapporto tra Pinuccia e Bruno, riascoltai frasi, toni di voce, rividi gesti, e mi convinsi che Lila aveva visto giusto. Provai all'improvviso molta simpatia per la sorella di Stefano, per la forza che aveva mostrato imponendosi di partire. Ma che Bruno puntasse a me non mi convinse. Non mi aveva mai nemmeno guardata. Oltre al fatto che, se avesse avuto le mire che diceva Lila, sarebbe venuto lui all'appuntamento e non Nino. O almeno sarebbero venuti insieme. E comunque, vero o no, non mi piaceva: troppo basso, troppo ricciuto, senza fronte, denti da lupo. No e no.

Tenermi in mezzo, pensai. Farò così.

Il giorno dopo arrivammo in spiaggia alle dieci e scoprimmo che i due ragazzi erano già lì, passeggiavano avanti e indietro lungo la riva. Lila giustificò l’assenza di Pinuccia con poche parole: aveva da lavorare, era ripartita col marito. Né Nino né Bruno mostrarono il minimo rammarico e questo mi turbò. Come si poteva svanire così, senza lasciare un vuoto? Pinuccia era stata con noi due settimane. Avevamo passeggiato tutt’e cinque insieme, avevamo chiacchierato, scherzato, fatto i bagni. In quei quindici giorni le era di sicuro accaduto qualcosa che l’aveva segnata, non si sarebbe mai più dimenticata di quella prima villeggiatura. Ma noi? Noi, che in modi diversi avevamo contato molto per lei, di fatto non ne avvertivamo la mancanza. Nino, per esempio, non fece alcun commento su quella partenza improvvisa. E Bruno si limitò a dire serio: «Peccato, non ci siamo nemmeno salutati». Un minuto dopo già si parlava d’altro, come se lei non fosse mai venuta a Ischia, a Citara.

Non mi piacque nemmeno una sorta di veloce adeguamento dei ruoli. Nino, che si era sempre rivolto a me e a Lila insieme (anzi spessissimo a



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