L'anno in cui fui colpita da un fulmine by Lauren Wolk

L'anno in cui fui colpita da un fulmine by Lauren Wolk

autore:Lauren Wolk [Wolk, Lauren]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Salani Editore
pubblicato: 2024-07-16T14:32:15+00:00


Capitolo 25

Non potevo passare dalla fattoria degli Edelman senza far sapere a Nora quello che avevamo appreso a Pittsburgh e il motivo per cui non avevamo riportato Buster da lei.

Questa volta davanti alla casa c’era il camion del signor Edelman.

Mentre attraversavo il fosso per entrare nella sua proprietà, i cani fecero un tale baccano che il signor Edelman uscì di casa e si affacciò alla veranda con un tovagliolo al collo.

Mi guardò con occhio torvo mentre mi avvicinavo con il cuore che mi batteva forte, per quanto sapessi che sotto quell’aria burbera si nascondeva una persona migliore.

«Che cosa vuoi?» disse senza la minima cordialità.

«Salve, signor Edelman». Mi resi conto che indossavo ancora il vestito della domenica che mi ero messa per andare in città, e che dovevo avere un aspetto bizzarro in quella situazione.

Aggrottò le sopracciglia, sospettoso. «Come fai a sapere come mi chiamo? E tu chi sei?»

«Sono Annabelle McBride, e se la signorina… se Nora è in casa, vorrei parlare un attimo con lei». Sembravo una maestrina.

Il signor Edelman rimase stupito. «Nora?»

Capii che non gli aveva detto niente di me. «Sua figlia. Nora».

«Conosco mia figlia» grugnì lanciandomi un’occhiataccia, anche se con il tovagliolo al collo pareva un grosso bebè brizzolato. «Come fai a conoscerla tu?»

In quel momento Nora uscì dalla porta alle sue spalle. «Ciao, Annabelle» disse. E al padre: «È venuta qui con suo fratello Henry a cercare il loro cane. Il bastardo che hai investito durante il temporale».

A quelle parole, il signor Edelman si drizzò. Mi guardò in modo un po’ meno ostile. «Non l’ho fatto apposta. Quello stupidino mi ha tagliato la strada».

Non apprezzai il termine stupidino, ma potevo immaginare che investire Buster doveva essere stata una brutta esperienza per entrambi. E sapevo che anche le persone migliori a volte cercavano qualcuno a cui dare la colpa quando le cose andavano male.

«Cos’ha detto, poi, il veterinario di Pittsburgh?» mi chiese Nora.

«L’avete portato da un veterinario?» disse il signor Edelman. «A Pittsburgh? E avete speso tutti quei soldi solo per sapere che il cane potrebbe guarire come non guarire?» Si rivolse alla figlia. «E tu gliel’hai lasciato fare?»

«Sì. È importante sapere come curarlo. Te l’avrei detto, ma sapevo che avresti reagito così».

«E non abbiamo speso niente, se non un po’ del nostro tempo» dissi. «Ho fatto un patto con i dottori dell’ospedale. Potevano visitarmi solo se facevano visitare anche il cane di mio fratello».

Lo sconcerto crebbe. «Non sembri malata».

«E infatti non lo sono, ma sono stata colpita da un fulmine proprio durante quel temporale, e adesso capisco i cani».

Il signor Edelman si raddrizzò un po’ di più. «Chiunque faccia un po’ di attenzione capisce i cani».

Sapevo che non aveva torto. Ma Nora scosse la testa. «Non come li capisce Annabelle».

«Be’» disse il signor Edelman, «ma allora che senso aveva andare fino a Pittsburgh per sapere cosa aveva il cane?»

Sembrava che mi credesse… prove o non prove.

«Non sono un medico. Sapevo che aveva male alla schiena, ma non sapevo perché».

Nora sospirò, impaziente. «E il veterinario cos’ha detto?»

Raccontai loro delle lesioni alla spina dorsale.



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