L'antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica by Jean-Paul Sartre

L'antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica by Jean-Paul Sartre

autore:Jean-Paul Sartre [Sartre, Jean-Paul]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Olocausto, Scienze Sociali, Studi Ebraici
ISBN: 9788867231485
Google: AcTxrQEACAAJ
editore: SE
pubblicato: 2011-11-23T16:00:00+00:00


Capitolo quarto

Naturalmente, le osservazioni che siamo venuti facendo non pretendono di portare ad una soluzione del problema ebraico. Ma non è impossibile precisare, partendo da esse, le condizioni nelle quali una soluzione può essere tentata.

Abbiamo visto infatti che, contrariamente ad una opinione diffusa, non è il carattere ebraico a provocare l'antisemitismo ma, al contrario, è l'antisemita a creare l'ebreo. Il fenomeno primo è dunque l'antisemitismo, struttura sociale regressiva e concezione del mondo prelogica. Premesso questo, che si vuole? Bisogna osservare infatti che la soluzione del problema comporta la definizione dello scopo da raggiungere e dei mezzi per raggiungerlo. Assai spesso si discute sui mezzi quando si è ancora incerti sullo scopo. Che cosa possiamo volere?

L'assimilazione? Questo è un sogno: il vero avversario dell'assimilazione, l'abbiamo visto, non è l'ebreo ma l'antisemita. Dopo la sua emancipazione, cioè da un secolo e mezzo circa a questa parte, l'ebreo tenta di farsi accettare da una società che lo respinge. Sarebbe perciò vano agire su di lui per affrettare questa integrazione che si allontana continuamente davanti ai suoi occhi: finché ci sarà dell'antisemitismo l'assimilazione non potrà realizzarsi. E' vero che si può pensare di impiegare i grandi mezzi: alcuni ebrei chiedono che si muti il nome a tutti gli israeliti e li si obblighi a chiamarsi Durand o Dupont. Ma questa misura è insufficiente: bisognerebbe aggiungervi una politica di matrimoni misti e di divieti rigorosi per quanto concerne le pratiche della religione e particolarmente la circoncisione.

Dirò chiaramente che queste misure mi sembrano inumane. Può essere che Napoleone abbia pensato di ricorrervi: ma Napoleone pensava precisamente di sacrificare la persona alla comunità. Nessuna democrazia può accettare di realizzare l'integrazione degli ebrei al prezzo di simili coercizioni. D'altra parte un procedimento del genere può essere magnificato soltanto da ebrei non autentici in preda ad una crisi di antisemitismo; non tenderebbe ad altro che a liquidare la razza ebraica; rappresenta, spinta alle estreme conseguenze, la tendenza, che abbiamo notato nel democratico, a sopprimere puramente e semplicemente l'ebreo a profitto dell'uomo. Ma l'uomo non esiste: esistono ebrei, protestanti, cattolici; esistono francesi, inglesi, tedeschi; esistono bianchi, neri e gialli. Si tratta insomma di annullare una comunità spirituale fondata sui costumi e l'affetto, a vantaggio di una collettività nazionale. La maggior parte degli ebrei coscienti rifiuterà l'assimilazione, se gliela si presenta sotto questo aspetto. Certo, essi sognano di integrarsi alla nazione, ma in guanto ebrei: e chi oserebbe rimproverarli per questo?

Sono stati costretti a pensarsi ebrei, li si è indotti a prendere coscienza della loro solidarietà con gli altri ebrei; perché stupirsi se oggi essi si oppongono a misure che tendono a distruggere Israele?

Vanamente si obietterà che essi formano una nazione entro la nazione.

Abbiamo cercato di mostrare che la comunità ebraica non è né nazionale, né internazionale, né religiosa, né etnica, né politica: è una comunità quasi storica. Ciò che fa l'ebreo è la sua situazione concreta; ciò che lo unisce agli altri ebrei è l'identità della situazione. Questo corpo quasi storico non può essere considerato come un elemento estraneo nella società.



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