L’Olimpo (I miti greci) by Federico Fellini

autore:Federico Fellini
La lingua: ita
Format: epub
editore: Società Editrice Milanese

Dal banchetto celeste, dove siedono Giove e tutti gli dei, ed ora – come si è visto – anche Dioniso che, tra le dense e luminose nuvole ed il vento di montagna che, su questa divina vetta, soffia forte, alza la coppa colma del “suo” vino, pronunciando meravigliosi brindisi (è chiaro che, ora, Dioniso riuscirà ad ubriacare anche parecchi degli dei) ricadiamo, col nostro racconto, sulla terra. Ma ad un altro banchetto, egualmente tutto circondato di forme nel gran tavolo, ma tutto umano e barbaricamente regale, stavolta. Siamo a Cnosso, nell’isola di Creta, alla Corte (ed alla “tavola da pranzo”) di Minosse re di Creta, che ha al proprio fianco la bellissima moglie Pasifae, chiamata la «Perseide». Fedelissima ed ermetica di leggendario pudore, tanto da portare la più accollata delle vesti, ed un velo azzurro trasparente a coprirle la magnifica, purpurea bocca, che solo il marito, il fortunato Minosse, può scoprire, vedere e baciare. Ma un occhio divino spia, come da un “oblò” di nave posto sul soffitto, questo felice banchetto: un tavolo visto dall’alto, appare così – nell’aerea prospettiva del soffitto – come un “ferro di cavallo” tutto rilucente di coppe di vino e di chiomate teste regali o cortigianesche. L’occhio divino che spia dall’alto è quello di Posidone, il dio del mare, tutto coperto nel poderoso dorso di alghe, conchiglie e di sale rifulgente; egli trama contro Minosse una feroce, complicata vendetta, per antiche ragioni importantissime che non staremo ora ad enumerare ed a fargli confidare. Laggiù, nella sala del banchetto, davanti al re Minosse ed alla bellissima moglie, è il “sublime artificiere” Dedalo, cioè l’inventore e mago dei trucchi più bravo che mai sia esistito al mondo. Mette in scena un amabile spettacolino, per divertire ed intrattenere la regale coppia che mangia e beve. Dedalo, come esattamente e mirabilmente riferisce il mito, estasia e delizia i convitati facendo muovere, davanti al tavolo del banchetto, delle stupende “bambole animate” che egli ha costruito nel semplice legno. Si girano queste bambole, salutano, s’inchinano, sorridono e danzano, al suono di tamburelli e di flauti, che viene dal fondo della sala, proprio come se fossero delle creaturine vere; è un altro degli innumerevoli prodigi che Dedalo ha compiuto e sempre compie nella sua leggendaria “carriera”.

Tutti applaudono, ridono, quasi commossi a questo spettacolo, e Pasifae batte addirittura le mani con infantile freschezza di bambina. Le bambole s’inchinano direttamente a lei, le mandano gentili baci sulla punta delle dita.

Minosse conduce nella scabra, augusta camera da letto, la dolcissima sposa, ma tanto è – ancora – il ritroso pudore di Pasifae, pur col suo stesso regale marito, che egli, come tutte le sere, deve quasi faticare a spogliarla, a reclinarla, per l’amplesso, sul letto grandioso.

Dal mattino dopo, però, Posidone, il dio vendicativo, è in azione. Pasifae, seguita dalle sue ancelle torna da una lontana ara dove ha offerto agli dei un rito di miele e di latte. Posidone sottrae, all’ultimo momento, un magnifico e monumentale toro bianco (scintilla al sole come un candido nevaio)

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