L'assassino e il profeta by Prévost Guillaume

L'assassino e il profeta by Prévost Guillaume

autore:Prévost, Guillaume [Prévost, Guillaume]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa straniera
ISBN: 9788838919701; Edizioni Bibliomania
editore: Sellerio
pubblicato: 2004-05-31T22:00:00+00:00


14

Il Mar Morto, finalmente. Ammesso che il termine mare fosse adeguato a quel lago immenso che separava la Giudea dal paese dei Nabatei. Un lago in cui l’acqua era così pesante che i sassi galleggiavano per un bel po’ prima di andare a fondo. Le sue rive si estendevano a perdita d’occhio, granulose e desertiche, dominate da una falesia imponente, color orzo tostato. A metà strada tra l’acqua e la roccia, una lunga spianata d’argilla dai bordi notevolmente frastagliati sovrastava la riva di almeno seicento cubiti. E proprio lì, al riparo dal mondo e dagli uomini, si era stabilita la comunità degli esseni.

Filone alzò il capo e si stirò tutti i muscoli. Aveva l’impressione di svegliarsi da un brutto sogno. Per ore e ore avevano camminato, silenziosi, inebetiti dal caldo e dalla fatica, intenti solo a condurre i loro animali e a seguire diligentemente i passi di Mandù, tra il pietrame e i dislivelli. Per fortuna, non avevano visto nessuno, né ladri né Romani, evitando così altre deviazioni. Alla fine, misero piede a terra. Il sole avrebbe ben presto raggiunto lo zenit, e Filone giudicò che fosse meglio rifocillarsi prima di avvicinarsi ulteriormente. Dal posto in cui si erano fermati, scorgevano solo un piccolo insieme di edifici circondati da mura e alcune tende, sparse qua e là. Da quella distanza era impossibile distinguere gli occupanti. Unico segno di vita, in alto nel cielo, qualche uccello che volteggiava stridendo.

Mangiarono e bevvero senza quasi scambiare una parola. Mandù gli lanciava di tanto in tanto un’occhiata furiosa, mentre Betsabea sembrava immersa nei suoi pensieri, con lo sguardo perso al di sopra dell’acqua. Dal canto suo, Filone divorò un intero formaggio di capra, una focaccia senza lievito, qualche fico e una manciata di uva passa. Svuotò mezza borraccia.

- Vado - annunciò dopo essersi pulito la bocca. - Quando avrete finito, raggiungetemi là e preparate la tenda. Non so quanto tempo…

Betsabea annuì vagamente con il capo, mentre Mandù fissava la punta dei propri sandali. Filone saltò in groppa al suo dromedario che sbuffò un po’ prima di alzarsi. Il giovane lo colpì abbastanza duramente sui fianchi - avrebbe pur finito per capire chi era il padrone! - e l’animale si decise a ubbidire.

All’inizio seguì la riva fino a individuare un sentiero che conduceva gradualmente al pianoro. Polvere scura, quasi rossa, piccole concrezioni disseccate che l’animale polverizzava sotto gli zoccoli, pietre, a volte grossi blocchi, a volte semplici sassolini, tutto lì era sterile e desolato. Filone arrivava quasi a dubitare della sua impresa. Che cosa avrebbe detto agli esseni? E loro, come lo avrebbero accolto? Sapevano almeno che cosa succedeva a Gerusalemme? Poco probabile. I viaggiatori si facevano piuttosto rari da quel lato del Mar Morto. Persino i pesci rifuggivano l’acqua salmastra del lago. Figuriamoci le notizie…

Man mano che avanzava, i contorni dell’insediamento diventavano più precisi. Filone si aspettava qualcosa di più vasto, ma le costruzioni occupavano uno spazio di appena duecento cubiti per duecento, delimitato da un muro alto quanto un uomo con un braccio alzato.



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