L’ultimo dono by Sándor Márai

autore:Sándor Márai [Márai, Sándor]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845970214
editore: Adelphi
pubblicato: 2016-02-22T00:00:00+00:00

12 novembre

All’ospedale. Arrivo alle due del pomeriggio, quando l’ammalata e la stanza sono già state ripulite e il rituale giornaliero si è ormai concluso. La stanza è linda, la biancheria del letto viene cambiata quotidianamente, si bada a tenere pulita l’ammalata, a lavarla, a imboccarla (non è capace di mangiare da sola), a somministrarle i farmaci: ne prende di tre tipi – un cardiotonico, un altro per contrastare i capogiri e gli svenimenti, una pillola calmante chiamata Halcorin, o qualcosa del genere, che è anche un sonnifero; quest’ultimo però occasionalmente, soltanto di notte, e finora glielo hanno dato un’unica volta, il che è giusto. È tranquilla, l’insofferenza lamentosa dei primi giorni è scomparsa, di solito dorme. Quando è sveglia, lo è più che altro a metà, si rende conto che mi trovo lì; oggi mi ha rivolto la stessa domanda («Hai fatto quattro passi?») che mi poneva a casa, quando uscivo per mezz’ora a camminare su e giù, per respirare un po’ d’aria fresca. Ma non si aspetta una risposta, non è del tutto consapevole del fatto che sono arrivato adesso, mi parla come se fossi uscito soltanto un attimo dalla stanza per poi farvi ritorno, la sua coscienza si sta spegnendo. Eppure talvolta le sue risposte sono lucide, consapevoli. Accade più di rado che si esibisca in atti motori coatti, insistendo a lisciare la coperta, come se volesse rimediare con quei gesti alla mancanza della vista, dell’udito, del gusto. Quando dorme la sua espressione è tranquilla, non prova alcun dolore. Non si sa se stia sognando oppure no: ormai non parla più dei suoi sogni, mentre un tempo – eh sì – era sempre la prima cosa di cui parlava, appena sveglia. Le pietanze le vengono somministrate col cucchiaio, è trattata con cura, tutto intorno a lei procede nella maniera giusta e necessaria. Del fuoco non sono rimaste ormai che le braci. Forse. Ma può darsi che rilucano ancora per parecchio tempo.

In nottata ho provato a leggere (Spinoza, Ethics, in inglese), ma in modo disattento, così ho smesso. Più tardi liriche, poeti di casa, autori nuovi. Non sentendo trapelare la musica dalle poesie, ho lasciato perdere. La grande stanchezza dovuta ai lavori forzati degli ultimi mesi, adesso che lei non sta più giorno e notte con me, non è scomparsa. Vado e vengo in taxi, e quei pochi passi che mi tocca fare li faccio barcollando. Spero di resistere fin quando avrà bisogno di me. È molto bella, talvolta la bellezza del tramonto è più convincente della bellezza trionfante della gioventù, della femminilità compiuta.

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