L’ultimo re by Bernard Cornwell

L’ultimo re by Bernard Cornwell

autore:Bernard Cornwell [Cornwell, Bernard]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Novela, Aventuras, Histórico, Bélico
editore: ePubLibre
pubblicato: 2004-03-15T00:00:00+00:00


6

In quei giorni, tutte le volte in cui si parlava della battaglia di Æsc’s Hill, la gente della Terra degli Angli diceva che Dio aveva concesso la vittoria ai sassoni occidentali perché, nel momento in cui i danesi si erano fatti avanti, re Æthelred e suo fratello Alfredo stavano pregando.

Forse avevano ragione. Io non escludo che Alfredo stesse pregando, ma a contribuire al suo successo fu la scelta oculata del campo di battaglia. Il suo muro di scudi si era disposto appena al di là di un profondo fossato, con il terreno umido a causa della stagione invernale, e i danesi, costretti a risalire l’argine di quel truogolo fangoso, erano stati via via massacrati; a respingere l’attacco delle loro spade erano stati uomini che avrebbero preferito lavorare la terra piuttosto che combattere, ma erano guidati da Alfredo che, forte della sua fede in Dio, li incoraggiava sostenendo che potevano avere la meglio. Se anche, come credo, quella vittoria fu dovuta al fossato, lui non avrà mancato di sostenere che era stato Dio a scavarlo.

Anche Halfdan era stato sconfitto. Stava attaccando sulla collina, risalendo un lieve e regolare pendio, ma il giorno volgeva al termine e i suoi guerrieri avevano il sole negli occhi, o almeno così dissero in seguito; e re Æthelred, novello Artù, era riuscito a galvanizzare i suoi uomini al punto da indurli a lanciarsi ululando giù dalla collina, in un attacco che incise profondamente i ranghi di Halfdan, dove già serpeggiava lo scoraggiamento alla vista dell’esercito in basso costretto a ritirarsi di fronte alla caparbia resistenza delle truppe di Alfredo. Al contrario di quanto asseriscono oggi i preti, a fianco dei sassoni non c’erano angeli che impugnavano spade fiammeggianti; o, almeno, io non li vidi. C’era un fossato melmoso, ci fu una battaglia, i danesi persero e il destino cambiò.

Non sapevo che i danesi potessero perdere, ma a quindici anni imparai la lezione e, quando per la prima volta udii i sassoni esultare e schernirci, qualcosa che si celava nelle profondità del mio animo vibrò.

Tornammo a Readingum.

Mentre l’inverno lasciava il passo alla primavera e quella all’estate, ci furono molti altri combattimenti. Con l’inizio dell’anno erano arrivati nuovi danesi, grazie ai quali potemmo rinsaldare i nostri ranghi e vincere tutte le successive battaglie, sbaragliando i sassoni occidentali due volte a Basengas, nell’Hamptonscir, e una a Mereton, che si trova nel Wiltunscir, perciò nel cuore del loro territorio, e poi ancora, sempre in quella stessa regione, a Wiltun. Vincemmo ogni volta, il che significa che alla fine della giornata il campo di battaglia era nostro, ma in nessuno di quegli scontri riuscimmo ad annientare il nemico, bensì ci logorammo reciprocamente, restando in una sanguinosa posizione di stallo e, quando l’estate carezzò la terra, la conquista del Wessex non era per noi più vicina di quanto lo fossimo a Yule.

Riuscimmo però a uccidere re Æthelred. Accadde a Wiltun, dove al re fu inferta una profonda ferita d’ascia alla spalla sinistra e, nonostante il suo rapido allontanamento dal campo di battaglia,



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