Le 50 Giornate di Milano by Enrico Bertolino

Le 50 Giornate di Milano by Enrico Bertolino

autore:Enrico Bertolino [Bertolino, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2020-05-10T22:00:00+00:00


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Il look anticontagio

Lo so. Anch’io ho passato ore davanti allo specchio per trovare un maglione che si abbinasse alla mascherina anticontagio. Non parliamo poi dei guanti di lattice azzurri che col cappotto lungo nero fanno davvero a pugni.

Sì, perché la sicurezza prima tutto, ma siamo pur sempre a Milano, la patria della moda dove pure se esci a prendere la «Gazzetta» ti tocca mettere i mocassini. Che col pigiama a coste, tra l’altro, sono la morte sua.

Il virus ha cominciato a girare proprio nella Settimana della Moda, periodo contraddistinto da una torma di figoni (uomini e donne) che per una settimana fanno del gran avanti e indietro con indosso cose tipo pantaloni gonfiabili, cappelli in alluminio misteriosamente biodegradabile e scarpe con la zeppa con dentro acquari di pesci così rari che poi ti rincorre il Wwf. Quando finisce, poi, quello che ti ha lasciato è solo la consapevolezza che quei vestiti non te li puoi permettere nemmeno in leasing.

E meno male, verrebbe da dire.

Noi comuni mortali milanesi, comunque, per non farci guardare male dall’ausiliario del traffico col giubbino catarifrangente di Gucci, dobbiamo sempre e comunque mantenere un certo tono.

E nel periodo della quarantena non è stato certo facile.

Partiamo dal presupposto che il look post-apocalittico fa sempre la sua porca figura, ma bisogna stare attenti poi a non far arricciare il naso alla farmacista mentre ti chiude in faccia le porte, con ampi gesti per farti capire che non ha monete.

Quindi nel mio look anticontagio milanese inverno-primavera 2020 io ho deciso di osare con gli accessori. Che, se non altro, distraggono dal resto. Sì a zaino militare di sopravvivenza (anche se poi dentro avevo solo il caricatore dell’iPhone). Meglio se nero, marrone, o camouflage che non passa mai di moda. Sì a custodia per AirPods borchiata, sì a catena da bici che spunta dai pantaloni (per assicurare portafogli o orologio da taschino).

Ma in genere, nella Milano anticontagio, l’accessorio che ha svoltato il look in un secondo è stato uno e uno solo: l’amico hiptser. Nei primi tempi, quando ancora si poteva uscire prima della serrata totale, a chi non aveva amici hipster il Comune li noleggiava dietro presentazione di regolare certificato medico di esaurimento nervoso da mancato pendant.

L’amico hipster ti faceva quadrare il look semplicemente standoti accanto. Con il suo aspetto tra L’Isola dei famosi e tuo nonno Emilio, ma con contorni barba così delineati che hanno costretto ormai questa nuova generazione di barbieri tatuati fino alle orecchie a laurearsi in Architettura (così al prossimo Salone del Mobile sapranno anche convincerti che senza quel comodino in stile post-liberty-punk da 3700 euro non ha senso nemmeno cominciare ad arredarla, casa tua).

Sì, perché quando dal barbiere non ha più potuto andare nessuno, Milano è diventata una colonia di hipster inconsapevoli con i pettinini da barba più introvabili delle mascherine.

Unica pecca dell’accessorio amico hipster è che hai dovuto nutrirlo a tue spese perché gli ultimi 180 euro li aveva spesi appena prima che il virus giungesse in città per quella total combo platinum barba



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