Le armi di ieri by Max Marambio

Le armi di ieri by Max Marambio

autore:Max Marambio
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM


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La vigilia

Quando, alla vigilia del golpe, arrivai verso mezzanotte a casa del presidente in calle Tomás Moro, Allende aveva finito di cenare e si stava intrattenendo a tavola a chiacchierare, dopo aver lavorato al discorso con il quale avrebbe annunciato la convocazione di un plebiscito. Una scelta disperata che, più che frenare il golpe, scatenò gli eventi. Mi risulta che avesse pensato di diffondere la notizia giorni prima, ma Pinochet in persona gli aveva chiesto di rimandare l’annuncio, e Allende credeva nella lealtà del generale. Una volta Miguel Enríquez aveva accusato Pinochet di essere un golpista e Allende gli aveva replicato con durezza. Immagino che scoprire il tradimento del comandante in capo dell’esercito fu un boccone molto amaro per lui. La morte gli risparmiò di assistere all’accanimento ingiustificato del generale: abbattere l’aereo presidenziale in volo era il destino che Pinochet aveva riservato a un uomo che lo aveva onorato del suo rispetto.

L’atmosfera in casa era cupa, non c’erano ragioni di fare baldoria, si era consapevoli che il progetto originario di Unidad popular era perduto e la preoccupazione di Allen­de era di salvare, mantenendo intatta la propria dignità, quanto possibile del processo rivoluzionario. Com’era sua abitudine, si godeva un whisky dopo cena. Non gli feci compagnia perché in quei tempi, a causa del regolamento che avevo imposto durante la mia permanenza nel GAP, mi ero trasformato in un astemio stoico. Si notava che Allende era stanco, ma era una condizione quasi permanente, viste le pressioni degli ultimi mesi. Eppure rimaneva sereno, con una compostezza e un senso dell’ironia che non lo abbandonarono in nessun momento. Era difficile che perdesse l’equanimità, il suo stato d’animo oscillava entro confini ben precisi e, perfino quando era furibondo, manteneva il tocco di distinto autocontrollo che caratterizzava la sua personalità. Quella notte stessa fui testimone della sottile ironia del presidente di fronte a situazioni estreme: quasi alla fine della nostra conversazione, arrivò José Tohá, il ministro degli Interni, per comunicargli che da Valparaíso un’unità della marina si stava muovendo verso la capitale. Allende, con un certo fastidio, gli rispose: «Guardi, oggi sono stanco degli avvisi di colpi di Stato, domani ho una giornata lunga, ora mi prendo una pillola e dormo un po’. Quando arrivano e accerchiano la casa, mi svegliate, così chiamiamo i nostri e facciamo accerchiare gli accerchiatori».

Non credo che, parlando dei “nostri”, pensasse al popolo armato, bensì ai militari che riteneva fedeli alle istituzioni cilene. L’idea di uno scontro violento non gli apparteneva, e non si batté mai per organizzare il popolo come un’alternativa armata ai militari. Anche se permise l’addestramento di militanti e arrivò perfino a ritenerlo utile in certe condizioni, ciò non implicò mai la formazione di veri gruppi di combattimento, come venne dimostrato al momento del golpe. E nemmeno poté immaginare la ferocia dispiegata in seguito dai golpisti. Insomma, non possedeva la visione storica adeguata a una simile analisi della situazione cilena e ritenne perfino che Fidel esagerasse quando, di fronte a una folla riunita nello stadio Nacional, mise in guardia sul tragico destino delle rivoluzioni sconfitte.



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