Le arti dello spazio. Scritti e interventi sull’architettura (Mimesis) by Jaques Derrida

autore:Jaques Derrida [Derrida, Jaques]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788857550237
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2019-05-02T16:00:00+00:00

Discussione A-2

ANTHONY VIDLER: Mi piacerebbe coinvolgere i tre relatori e il pubblico nella discussione per far risaltare alcune delle dimensioni del pensiero di William Gibson sotto altre angolature. Mi sono detto che potrei farlo richiamando un paradigma che Fredric Jameson ci ha presentato ieri sera quando ha evocato allo stesso tempo l’architettura di Rem Koolhaas e i territori descritti da Gibson nella sua evocazione e metafora andante del “realismo sudicio”. Jameson è riuscito a definire il “realismo sudicio” attraverso la formulazione di un modello politico che presenta delle tensioni forti tra l’universalizzazione della politica e gli interessi specifici della politica dall’angolo di una dissezione spaziale dell’interno privato, così come da quello dell’estensione ambigua verso un’invasione operata dal pubblico, questo fuori sconosciuto e questo dentro esteso, che viene evocato in più scene dallo stesso Gibson, e che sembra correlarsi all’interrogazione spaziale di Koolhaas a proposito del centro, della periferia, della manifestazione ormai impossibile del centro in bordi, e le specificità potenti e le densità che ne sono possibili all’interno.

WILLIAM GIBSON: Mentre Rem parlava del problema della massa, dell’edificio vasto, piazzando il fuori molto lontano dalla sua funzione visibile, ho pensato ad una nuova parola molto interessante che mi hanno insegnato di recente alcuni veri criminali, degli hacker di quattordici anni. Questa parola è “vadding”. È un verbo e designa l’invasione fisica dello spazio dell’edificio, spesso lo spazio al disopra dei pannelli del soffitto. Si possono togliere questi pannelli e arrampicarsi lungo le reti di cablaggio – vadding. Gli hacker a volte invadono gli edifici e praticano il vadding. Prendono una scala, salgono e si arrampicano dappertutto tutta la notte. Producono una cartografia delle linee telefoniche e informatiche dell’edificio. Trovo confortante sapere che il vadding esista e che ci siano persone pronte a farlo.

VIDLER: È forse per questo che, terrorizzati dal vadding, lo Stato francese ha deciso che la Biblioteca nazionale fosse…

GIBSON: Sarebbe più difficile vadder quell’edificio!

VIDLER: In che senso i progetti di Koolhaas e gli ambienti e i territori che Gibson descrive rispondono alla questione politica dell’universalità e dell’interesse specifico? Si direbbe che siamo fortemente allegorizzati, almeno nell’organizzazione spaziale del progetto della Biblioteca nazionale. Al di là di questo, è possibile chiedere in che senso il soggetto anarchico di Mark Taylor sia il solo abitante possibile di simili mondi, di questi mondi composti di strutture molto precise e tuttavia manifestamente traballanti? Mark, lei crede che il suo soggetto vi vivrebbe oppure no?

MARK TAYLOR: Sebbene abbia compreso ciò che ci diceva Jameson ieri sera, questo faceva da considerevole contrappeso rispetto a ciò che cercavo di articolare con la nozione di “soggetto anarchico”. Ma forse non è una lettura corretta. Tuttavia, mentre Koolhaas descriveva il suo progetto, c’era una specie di interiorità ed esteriorità all’opera, differente dalla quasi cancellazione verso la quale Fred sembrava fare segno ieri sera. Una delle linee di fuga più interessanti dell’edificio che ha descritto mi sembra essere il muro aperto, in qualche modo, su Parigi. Ad un certo punto, Rem ha detto che esso dà su Parigi come se fosse il suo catalogo ideale.

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