Le avventure della merce by Unknown

Le avventure della merce by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2022-12-24T00:00:00+00:00


4.3 Il capitale fittizio

Questa fuga può realizzarsi grazie al capitale fittizio, cioè grazie all’autonomizzazione dei mercati finanziari e della speculazione. Così, il capitale prolunga la sua esistenza al di là dei suoi limiti reali consumando già il suo futuro, cioè vivendo a credito. Anche il credito è “contenuto” allo stato embrionale nella struttura elementare della merce: la mediazione monetaria separa la vendita dall’acquisto, perché permette di rinviare il pagamento. Il lavoro e il denaro sono stadi differenti dello stesso processo di valorizzazione, ma possono anche non coincidere: il denaro può moltiplicarsi più rapidamente del lavoro morto. Questo crea l’illusione che il denaro abbia il potere mistico di accrescersi da solo, senza la mediazione del processo produttivo nel quale del lavoro deve essere consumato. L’interesse monetario, in cui apparentemente si passa direttamente dal denaro a una quantità di denaro superiore (D-D’ nel linguaggio utilizzato all’inizio del terzo capitolo di questo libro), diventa nella coscienza comune la vera forma di profitto – benché si tratti soltanto di una deduzione operata sul profitto ottenuto nella produzione. In realtà, soltanto il denaro uscito da un compiuto processo di valorizzazione del valore, operato dal lavoro, è denaro “buono”. Il denaro che rappresenta i lavori non produttivi e il denaro che si basa soltanto sulla fiducia – la cui forma principale è il “credito” – finiscono per svalutarsi.

La necessità del credito deriva dal continuo aumento del capitale fisso che supera le capacità delle imprese. È quindi una conseguenza della produttività aumentata del lavoro. Diventa allora indispensabile investire nel presente i guadagni attesi per il futuro. Fin quando questi guadagni arrivano effettivamente in seguito per pagare gli interessi ed estinguere il debito, l’indebitamento non è un gran problema. A differenza dei capitalisti del XIX secolo, già le imprese dell’espansione fordista potevano finanziarsi soltanto ricorrendo al credito. Inoltre, a causa dell’esplosione dei costi “non produttivi”, dei faux frais, una parte crescente dei crediti serviva soltanto ad alimentare il consumo non produttivo. D’altra parte gli Stati – che fino alla prima guerra mondiale presentavano dei bilanci più o meno in equilibrio – avevano cominciato a indebitarsi per assicurare le condizioni infrastrutturali necessarie alle economie nazionali. Mentre Keynes pensava che l’intervento di Stato servisse solo a “spingere” l’accumulazione per farla ripartire sulle sue basi, questi interventi si sarebbero poi presto rivelati una conditio sine qua non per il funzionamento dell’economia, e allo stesso tempo un peso in crescita permanente per le finanze pubbliche.

Quando il meccanismo che compensava la diminuzione della produttività del valore con l’allargamento della produzione si è esaurito, il finanziamento a credito ha cambiato di natura. Quando le quantità dei crediti circolanti avevano già largamente superato la quantità dell’oro esistente, l’abolizione della convertibilità del dollaro in oro (1971) ha smantellato l’ultimo dispositivo di sicurezza. Da allora, il denaro si basa esclusivamente sulla fiducia, e non c’è più alcun limite alla sua moltiplicazione. Ma il “vero” denaro è solo l’incarnazione di lavoro astratto speso nei processi di valorizzazione sufficientemente redditizi. Naturalmente, lo Stato può stampare carta moneta senza tener



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