Le catene del debito by Francesco Gesualdi Centro nuovo modello di sviluppo

Le catene del debito by Francesco Gesualdi Centro nuovo modello di sviluppo

autore:Francesco Gesualdi, Centro nuovo modello di sviluppo [Gesualdi, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2013-10-07T16:00:00+00:00


7.

Diritto all’autodifesa

Quando a dirlo sono le Nazioni Unite

Di tutte le forme di investimento, il prestito è la più allettante perché garantisce un guadagno facile. Addirittura perpetuo e di tipo crescente se il debitore non ce la fa a pagare gli interessi nei tempi dovuti. A quel punto, come ben sanno gli italiani, gli interessi si trasformano automaticamente in nuovo debito su cui maturano nuovi interessi in una spirale senza fine.

A causa di questi meccanismi, il debito è la macchina più infernale di dominio, di impoverimento e di squilibrio sociale che l’essere umano si sia inventato. In passato il debitore insolvente poteva essere messo in catene e venduto come schiavo per permettere al creditore di recuperare i suoi soldi. Oggi simili eccessi sono banditi, ma persiste la mentalità che il creditore ha sempre ragione e che il debitore deve sottoporsi a ogni forma di sacrificio pur di onorare i suoi impegni. Lo dimostra l’austerità da sempre imposta dal Fondo monetario internazionale ai paesi indebitati del Sud del mondo, oggi intimata anche ai paesi europei.

Le condizioni di povertà, disoccupazione, fame in cui versa la Grecia sono la riprova che nella testa di chi comanda il pagamento del debito viene prima di tutto. Ma all’alba del terzo millennio dobbiamo chiederci cosa vale di più: l’arricchimento dei creditori o la dignità umana? Quando il banchiere bussa alla porta e il bimbo piange perché ha il piatto vuoto, cosa dobbiamo fare dei pochi soldi che abbiamo: pagare la rata al grasso banchiere o comprare la pappa al nostro bambino?

L’articolo 103 della Carta delle Nazioni Unite non lascia dubbi: “In caso di contrasto tra gli obblighi contratti dai Membri delle Nazioni Unite con il presente Statuto e gli obblighi da essi assunti in base a qualsiasi altro accordo internazionale, prevarranno gli obblighi derivanti dal presente Statuto”. Tra gli obblighi contenuti nella Carta compaiono quelli definiti agli articoli 55 e 56 che impegnano gli stati a promuovere “un più elevato tenore di vita, il pieno impiego della mano d’opera, e condizioni di progresso e di sviluppo economico e sociale [...] il rispetto e l’osservanza universale dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione”.

I rapporti delle Nazioni Unite ricordano costantemente l’imperativo di proteggere i diritti umani fondamentali. La risoluzione n. 18 adottata nel 2004 dalla Commissione per i diritti umani dell’Onu afferma: “L’esercizio dei diritti fondamentali delle popolazioni residenti nei paesi indebitati, diritti come quelli all’alimentazione, all’alloggio, al vestiario, al lavoro, all’istruzione, alla sanità, a un ambiente salubre, non possono essere subordinati all’applicazione delle politiche di austerità e di riforme economiche legate al debito”.1 Un concetto già affermato dalla stessa commissione nel 1980: “Non è ammissibile che uno stato chiuda le sue scuole, le sue università, i suoi tribunali, in una parola chiuda i suoi servizi pubblici, gettando la popolazione nel caos e nell’anarchia, semplicemente per risparmiare denaro da utilizzare per rimborsare i creditori nazionali o internazionali. Come per gli individui, anche per gli stati ci sono dei limiti agli obblighi a cui devono essere sottomessi”.



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