Le disobbedienti by Elisabetta Rasy

Le disobbedienti by Elisabetta Rasy

autore:Elisabetta Rasy [Rasy, Elisabetta]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852093340
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Non ci saranno parole così appassionate quando, nove anni dopo, morirà l’altro Manet, suo marito. Lo comunicherà in modo sobrio ad amici e parenti, e a Mallarmé scriverà: «Odio i drammi». È dopo la morte di Édouard che la vita di Berthe cambia. Ha solo poco più di quarant’anni, ma l’ombrosità del suo carattere giovanile si trasforma in un’elegante e austera riservatezza, che affascina e intimidisce chi la conosce.

In quello stesso 1883 è finalmente pronta la casa che Eugène e Berthe si sono fatti costruire in rue Villejust, una palazzina a più piani, di cui intendono affittare una parte. Al piano terra c’è un grande salotto dai soffitti alti: una finestrella, come quella che si trova in certe chiese, lo rende visibile dalla camera da letto dei coniugi. Quel salotto sarà il ritrovo degli Impressionisti nelle serate di ricevimento di Berthe, ogni giovedì, come un tempo la madre dei Manet, ma ogni mattina si trasformerà nel suo atelier. Mallarmé, che è diventato l’amico più caro e l’ospite fisso di quegli anni e vi legge i suoi versi e le sue riflessioni sulla letteratura, ne è incantato: «Tanti gli ospiti alla sera nell’alto salone, alla mattina studio discretissimo, i cui stucchi stile Impero incastonavano tele di Édouard Manet». Quel salotto è l’atelier di «una grande artista, che neanche come padrona di casa aveva mai nulla di banale».

Berthe ormai non è solo un punto di riferimento per i suoi amici artisti ma anche la dea della concordia, che sempre più si dà da fare per sopire conflitti e ostilità, cercando coesione e accogliendo con il garbo della perfetta ospite, senza rivalità, la nuova donna dell’Impressionismo, l’americana Mary Cassatt, che dal 1874 vive a Parigi. Si impegna molto anche per organizzare una mostra retrospettiva di Édouard Manet, che deve essere la sua celebrazione, e in seguito per ricomprare i ritratti che il pittore le aveva fatto quando era giovane e bella. Non potrà permettersi di acquistare Il riposo, ma riuscirà ad avere la sua immagine con le violette, che andrà ad accostarsi al bouquet di quei fiori sensuali e sentimentali che Édouard le aveva regalato tanti anni prima e che ha tenuto sempre con sé. Le violette appartengono alla sua storia, segno araldico del mondo vegetale dove ama ambientare i suoi ritratti. Il verde è il suo colore, dopo quel primo quadro in cui aveva posato per Édouard, Il balcone. L’aggressivo e conturbante verde della ringhiera dietro la quale stava la sua enigmatica figura si è trasformato nel verde dalle infinite tonalità e sfumature che trionfa nei suoi quadri.

In tutte le sue forme il mondo vegetale le è familiare e caro, e dalla metà degli anni Ottanta inizierà a disegnare su piccoli quaderni i suoi mille arabeschi. Tra questi anche una ninfea bianca per illustrare un libro di poesie di Mallarmé, che poi andrà perduta. Il poeta le scrive che Monet, incantato dal disegno, ne ha fatto un’imitazione per nuove illustrazioni delle sue poesie, forse immagine originaria delle celebri, possenti Ninfee che dipingerà molti anni dopo.



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