Le figlie dei faraoni by Salgari

Le figlie dei faraoni by Salgari

autore:Salgari [Salgari]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bacheca Ebook gratis
pubblicato: 2011-06-26T16:00:00+00:00


CAPITOLO DICIASSETTESIMO

La principessa dell'isola delle ombre

Mirinri, Ata, Ounis ed i nubiani, in preda ad una emozione impossibile a descriversi, si erano precipitosamente rifugiati verso la scala che conduceva alla serdab, e che la porta di bronzo chiusa da Nefer non permetteva di salire fino al pianerottolo.

Uno spettacolo terrificante era avvenuto nell'immensa cripta; i coperchi dei sarcofaghi, che dovevano chiudere le mummie degli antichi re nubiani scricchiolavano ed a poco a poco si alzavano, come se i defunti stessero per risuscitare.

Erano le ombre dei morti che Nefer pretendeva di aver ricacciati nei loro sarcofaghi e che tornavano a uscire, quelle terribili ombre che spaventavano tutti i rivieraschi del fiume?

Tutti si erano addossati contro la porta, guardando cogli occhi sbarrati i coperchi che continuavano ad alzarsi, scricchiolando con un crescendo sinistro. Solo Mirinri era rimasto sul primo gradino, guardando intrepidamente le bare, come se volesse sfidare quelle terribili ombre. Certo l'anima del giovane Faraone non tremava, perché nemmeno un muscolo del suo volto aveva trasalito come non aveva trasalito alcuno di quelli di Ounis. Anche il vecchio sacerdote che lo aveva allevato conservava una calma superba e pareva più preoccupato ad osservare Mirinri che i sarcofaghi.

Ad un tratto, con immenso stupore degli etiopi e degli egiziani, si udirono uscire da quei secolari feretri dei suoni dolcissimi, che si fondevano insieme con un accordo ammirabile.

Erano note flebili di flauti, di quei sab che sono tutt'oggi così estremamente difficili a suonare, specialmente quelli di bronzo quantunque simili istrumenti fossero piuttosto rari in quelle lontanissime epoche; erano note di quei doppi flauti chiamati zargbocel, di banit ossia di arpe semicircolari e di nadjakhi ossia di specie di lire, che avevano da sei a quindici corde, molto in uso in quell'epoca.

Gli etiopi, sempre spaventati, essendo maggiormente superstiziosi degli egiziani, avevano dato indietro, non pensando più a difendere il Figlio del Sole.

Nemmeno Ata si era gettato più in difesa del giovane, il quale d'altronde non sembrava che avesse bisogno di chiedere soccorso a chicchessia.

D'improvviso tutti i coperchi dei sarcofaghi s'alzarono come d'un colpo solo ed una legione di fanciulle bellissime, coperte appena da leggeri veli e adorne di ricchissimi braccialetti, di collane e di anelli, sgusciò fuori, allineandosi lungo le pareti della cripta.

Erano tutte di bellezza meravigliosa, vestite colla suprema eleganza delle danzatrici e delle suonatrici di quell'epoca che dettavano la moda perfino alle figlie dei possenti Faraoni e profumate dai piedi ai capelli. Ognuna teneva in mano un istrumento musicale: flauti, arpe, sistri, crotali in bronzo, che battevano l'uno contro l'altro, triangoli, chitarre leggerissime col manico lunghissimo e cimbali di metallo chiamati kimkim che davano dei suoni penetranti i quali echeggiavano fortemente le vôlte dell'immenso sepolcreto.

«Chi siete voi?» aveva gridato Mirinri, balzando dall'ultimo gradino, coll'impeto d'un giovane leone. «Fanciulle od ombre di re nubiani? Il Figlio del Sole non trema dinanzi a voi.»

Uno scoppio di risa argentine fu la risposta.

Le fanciulle, senza smettere di suonare i loro istrumenti musicali, si radunavano lentamente verso l'estremità opposta della cripta, dove si scorgeva un superbo scalone di quella splendida e pregiata pietra calcarea tratta dalle montagne della catena libica.



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