Le formiche elettriche by Philip K. Dick

Le formiche elettriche by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick [Dick, Philip K.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: no cover, italiano, archivio italiano
ISBN: 9788804466512
Google: SVx5AAAACAAJ
pubblicato: 1999-11-15T09:42:00+00:00


"Con me? Io devo far molta strada... Parecchi chilometri, e ho fretta." Diede un occhiata all'orologio. "Devo arrivare a destinazione prima di sera."

"Voglio venire anch'io."

Hendricks frugò nel tascapane. "Prendi" disse, porgendogli dei viveri in scatola. "Prendi e vattene. No?"

Il ragazzo non rispose.

"Fra un paio di giorni ripasserò di qui, e se ti troverò ti porterò con me. D'accordo?"

Il ragazzo non aprì bocca.

"Allora?"

"Voglio venire con lei."

"E' lontano..."

"Posso camminare."

Hendricks non sapeva cosa decidere: due persone sole costituivano un ottimo bersaglio, e il ragazzo non gli avrebbe consentito di marciare veloce. Ma se fosse tornato seguendo un'altra strada, e se il piccolo era davvero solo...

"E va bene! Vieni pure."

Il ragazzo gli si mise a fianco. Hendricks riprese la marcia. "Come ti chiami?" domandò dopo un poco.

"David Edward Derring."

"E i tuoi genitori?"

"Sono morti."

"Come?"

"Nell'esplosione."

"Quando?"

"Sei anni fa."

"E tu sei sempre stato solo, da allora?"

"No, c'erano altre persone. Ma poi se ne sono andate anche loro."

Hendricks lo guardò. Aveva un'espressione indifferente, lontana. Ma ormai quasi tutti i ragazzi erano così: calmi, stoici, preda di uno strano fatalismo. Niente li stupiva; accettavano senza discutere gli avvenimenti.

"Cammino troppo in fretta?" domandò Hendricks.

"No."

"Come hai fatto a vedermi?"

"Aspettavo."

"Aspettavi?" ripeté Hendricks perplesso. "Chi?"

"Di prendere qualche cosa."

"E cioè?"

54 "Roba da mangiare."

"Ah!" Il pensiero che un ragazzo di tredici anni fosse costretto a vivere di topi, talpe, vecchio scatolame guasto... Un ragazzo solo tra le rovine di una città morta, circondata da zone intensamente radioattive, con il pericolo degli artigli e degli aerei nemici sempre pronti a sganciare bombe...

"Dove andiamo?" domandò David.

"Nelle linee russe."

"Russe?"

"Dai nemici. Quelli che hanno cominciato la guerra..." Il bambino annuì, ma il suo volto rimase inespressivo. "Io sono americano" spiegò Hendricks.

Silenzio. Continuarono a camminare a quel modo, il maggiore avanti e David che si trascinava appresso, stringendo al petto l'orsacchiotto. Verso le quattro del pomeriggio si fermarono per mangiare. Hendricks accese il fuoco in una cavità, fra alcuni massi di cemento, e lo alimentò con canne e frammenti di legna raccolti qua e là. Le linee russe non erano più molto lontane, e davanti all'ufficiale e al ragazzo si stendeva una valle che un tempo era ricca di alberi da frutto e di viti. Ma di tutte quelle ricchezze restavano solo pochi tronchi anneriti e le montagne che chiudevano in lontananza l'orizzonte. Il vento sollevava mulinelli di cenere che andava poi a posarsi sulle canne, sulle macerie degli edifici, sui resti di una strada.

Hendricks preparò il caffè e scaldò un po' di carne in scatola.

"Tieni" disse, porgendo a David pane e carne. Il ragazzo se ne stava inginocchiato accanto al fuoco, ma quando vide il cibo lo rifiutò scuotendo la testa.

"No."

"Non ne vuoi?"

Hendricks non insistette. Probabilmente David non era più abituato a cibo di quel genere. Era strano, quel ragazzino, ma c'erano tante cose strane, al mondo. La vita era cambiata, e non sarebbe tornata mai più quella di prima.

Il maggiore mangiò, bevve il caffè, e, quando ebbe terminato, calpestò il fuoco per spegnerlo.

David si alzò a sua volta, fissando l'uomo con i suoi occhi tondi.

"Andiamo" gli disse Hendricks.

"Bene."

Si rimisero in cammino.



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