LE GRANDI STORIE DELLA FANTASCIENZA 16 (1954) by Isaac Asimov

LE GRANDI STORIE DELLA FANTASCIENZA 16 (1954) by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov [Asimov, Isaac]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: italiano, no cover, 1950, archivio italiano
pubblicato: 2012-02-07T11:20:13+00:00


Il suono che usciva dal comunicatore si ridusse a un debole fruscio e lui tornò a girarsi verso la ragazza. Questa si era sporta in avanti, quasi rigida, con occhi fissi, spalancati e spaventati.

«Cosa intendeva dire con andare fino in fondo? Espellermi... andare fino in fondo... cosa voleva dire? Non quello che sembrava... non è possibile. Cosa voleva dire... cosa voleva veramente dire?»

Il suo tempo era troppo breve perché il conforto di una menzogna potesse essere qualcosa di più di una crudele e fuggevole delusione.

«Intendeva proprio quello che sembrava».

«No!» Si ritrasse come se lui l'avesse colpita, una mano mezzo sollevata come per respingerlo, e una nuda indisponibilità a credere nei suoi occhi.

«Dovrà essere così».

«No! Lei sta scherzando... è pazzo!»

«Mi spiace». Le parlò lentamente, con gentilezza. «Avrei dovuto dirtelo prima... avrei dovuto, ma prima dovevo fare quello che potevo; dovevo chiamare la Stardust. Hai sentito cos'ha detto il comandante».

«Ma non può... Se mi costringerà a lasciare la nave, morirò».

«Lo so».

Lei gli scrutò il viso, e l'indisponibilità a credere lasciò i suoi occhi, lentamente sostituita da un'espressione di abbacinato terrore.

«Lo... sa?» Pronunciò le parole distanziandole molto fra loro, stupefatta e paralizzata.

«Lo so. Dev'essere così».

«Lei parla sul serio... sul serio». Si accasciò contro la paratia, piccola e flaccida come una bambola di stracci. Proteste e incredulità erano scomparse.

«Ha intenzione di farlo... ha intenzione di uccidermi».

«Mi spiace» disse lui, di nuovo. «Non saprà mai quanto mi dispiace. Dev'essere così e nessun essere umano nell'universo può cambiare la cosa».

«Lei mi ucciderà ed io non ho fatto niente per meritare la morte... non ho fatto niente...»

Lui esalò un sospiro stanco e profondo. «So che non l'hai fatto, bambina. So che non l'hai fatto...»

«NIE». Il comunicatore crepitò, energico, metallico. «Qui l'Archivio della Nave. Mi dia tutte le informazioni presenti sul disco d'identificazione del soggetto».

Lasciò il suo seggiolino e si erse sopra di lei. Lei si aggrappò all'orlo del sedile, il volto rivolto all'insù era bianco sotto i capelli castani e il rossetto risaltava come l'arco rosso sangue d'un cupido.

«Adesso?»

«Voglio il tuo disco d'identificazione» le disse.

Lei lasciò l'orlo del sedile e armeggiò con la catena che reggeva il disco di plastica appeso al collo. Le sue dita tremavano, impacciate. Lui si chinò e le sfibbiò il fermaglio, poi tornò al suo seggiolino con il disco.

«Ecco i suoi dati, Archivio: Identificazione Numero T837...»

«Un momento» l'interruppe l'Archivio. «Questo va archiviato su scheda grigia, naturalmente?»

«Sì».

«E l'ora dell'esecuzione?»

«Te la dirò più tardi».

«Più tardi? Questo è altamente irregolare; si richiede l'ora della morte del soggetto prima che...»

Lui fece uno sforzo per non far sentire il tono impastato della sua voce. «Allora lo faremo in modo altamente irregolare... prima ascolterai la lettura del disco. Il soggetto è una ragazza che sta ascoltando tutto quello che viene detto. Sei capace di capire questo?»

Vi fu un breve silenzio, quasi scioccato, poi Archivio si fece nuovamente udire con voce dimessa: «Mi spiace. Prosegua pure».

Lui cominciò a leggere il disco, sillabandolo lentamente per procrastinare l'inevitabile quanto più a lungo possibile, cercando di aiutarla offrendole quel poco tempo che



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