Le Guerre Del Mondo Emerso - 1. La Setta Degli Assassini by Licia Troisi

Le Guerre Del Mondo Emerso - 1. La Setta Degli Assassini by Licia Troisi

autore:Licia Troisi [Troisi, Licia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy
ISBN: 9788804552727
Google: XhvzPQAACAAJ
Amazon: 8804552727
editore: Mondadori
pubblicato: 2006-01-01T23:00:00+00:00


«Non ti vedo molto in forma…» osservò Toph durante la cena alla loro locanda. «Hai gli occhi rossi.»

Dubhe abbassò rapidamente lo sguardo.

«È il freddo. In ogni caso, starò da sola, qui, nella mia stanza, fin quando ci incontreremo davanti al tempio.»

«Ti sconsiglio di prendere l'antidoto poco prima del fatto. Rekla mi ha detto che sarebbe meglio lo bevessi in anticipo, o non farà effetto.»

«Me lo darai appena abbiamo finito» disse Dubhe decisa.

Quando la campana della famigerata torre del palazzo suonò l'ultimo rintocco, Dubhe era pronta. Prese un grosso respiro, cercò di svuotare la mente, ma non fu facile. Diede un ultimo sguardo alle sue armi. Improvvisamente il pugnale non era più un ricordo del Maestro, ma un'arma, che a breve avrebbe dovuto usare sul serio.

Avvolta nel mantello, si mise in cammino lungo le strade di Narbet. La neve aveva smesso di cadere e ora un vento gelido batteva i vicoli. Camminò piano, i passi felpati sulla neve compatta, una determinazione glaciale nel cuore. Solo quando il tempio si stagliò all'orizzonte, ebbe un palpito.

Il clero della Terra della Notte era piuttosto ricco, ma quello era un tempio di terza categoria, piccolo e mezzo diroccato. Dubhe scosse la testa.

Toph l'attendeva in un vicolo.

«Puntualissima. Ottimo.»

Era eccitato, si vedeva, ma sapeva tenere a bada l'agitazione, da bravo professionista.

«Farai tutto tu, io ti seguo e basta.»

Entrarono schiudendo delicatamente la porta. Per qualche istante il vento ululò nella sala, poi la porta si richiuse e tutto tornò silenzioso.

L'interno del tempio corrispondeva perfettamente all'esterno. Era nulla più di uno stanzone rettangolare dal tetto basso, con una decina di banchi polverosi qua e là e un altare mezzo sbrecciato ma lucidissimo. Evidentemente Dunat espletava i riti anche in mancanza di fedeli.

La statua che rappresentava Raxa, dietro l'altare, era di fattura molto rozza; in legno, rappresentava un uomo che sorreggeva nelle mani un bastone e un sacchetto di monete. Qua e là, qualche tratto di vernice scolorita.

Dubhe si disse che probabilmente questo Dunat era davvero un povero diavolo. Non certo uno che si meritasse la morte.

«Forza. Non dicevi che non c'era tempo?» la rimproverò a voce bassissima Toph.

Dubhe si concentrò, ma era comunque rallentata, pesante. Non voleva, non voleva farlo e basta.

Era assai buio, ma trovò al tatto la porta che cercava. Era mezzo ammuffita e ingrossata dall'umidità. Usò il coltello per schiuderla con delicatezza, e riuscì a fare il minor rumore possibile. Entrò con circospezione, ora col pugnale in mano.

Lì oltre c'era un piccolo ambiente illuminato solo da una candela, uno stanzino con un rozzo pagliericcio e un piccolo altare in un canto. C'era una versione in miniatura della statua di Raxa, e Dunat vi era inginocchiato innanzi. Mormorava una preghiera con voce affannata, incessantemente. Indossava solo una camicia da notte sul cui candore cadevano i suoi radi capelli bianchicci di uomo vecchio e trasandato.

Paura, paura folle. Dubhe la percepiva con forza. Quell'uomo sapeva cosa sarebbe accaduto a breve, se l'immaginava, e cercava conforto in quella disperata preghiera che biascicava a mezza voce.

Non posso, dannazione, non posso!

Il pugnale le tremò tra le mani, cadde.



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