Le mie montagne by Walter Bonatti

Le mie montagne by Walter Bonatti

autore:Walter Bonatti [Bonatti, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Alpinismo
pubblicato: 1977-12-31T23:00:00+00:00


Grand Pilier d'Angle

Qualcuno lo definì l'ultimo problema del Monte Bianco, qualche altro addirittura la via direttissima alla sua vetta. Nulla di tutto ciò mi pare vero, all'infuori del fatto che fu una bella, grandiosa e soddisfacente «prima» ascensione alla vetta del Monte Bianco. Ciò per me è particolarmente pregevole in quanto, abituato a non aver concluso alcuna grande ascensione senza che mi fosse accaduta ogni sorta di complicazioni, questa volta finalmente anch'io posso dire che tutto andò talmente liscio che… quasi non ha storia.

Da anni col collega Toni Gobbi avevamo progettato di fare insieme una bella ascensione, ma qualche giorno fa, quando finalmente partimmo con la decisa intenzione di scalare la Est del Grand Capucin, il tempo si guastò prima ancora di giungere all'attacco e così il nostro progetto andò all'aria un'altra volta. Mi sarebbe davvero piaciuto ripercorrere quella mia via in compagnia di Gobbi; fu lui ad additarmela la prima volta, pero allora non poté essere della partita. Inoltre avrei voluto sapere che impressione m'avrebbe fatto ritrovare quella via ormai rigurgitante di chiodi, secondo quanto mi stato detto.

Ritornato sereno su tutta la catena, il tardo mattino del terzo giorno di bel tempo consecutivo, mi trovo affacciato al balcone al cospetto del Monte Bianco e faccio le mie considerazioni sulle condizioni ottime della montagna, quando mi viene un'ispirazione adatta al momento. Se i miei clienti non vogliono fare scalate, mi dico, questa non è una ragione perché non le faccia io, e tosto passo all'azione.

Poco dopo sono nel negozio di Gobbi, aspetto che si congedi da un acquirente, poi in disparte gli dico a bruciapelo: «Andiamo a fare il Pilier d'Angle?». Mi sgrana addosso un paio d'occhi che, se non conoscessi le reazioni di Gobbi, scapperei subito chiedendogli scusa. «Quando?» mi fa, ed io di rimando:«Subito!» Passano alcuni secondi, poi col tono tipico di chi è contento e insieme rassegnato dice finalmente: «Andiamo!». Gli butterei le braccia al collo.

Tre ore dopo siamo già in marcia, alle prese coi crepacci del ghiacciaio del Gigante, che in questo caldo pomeriggio sembra proprio non vogliano lasciarci passare impunemente. Per ben due volte ci troviamo sprofondati fino al petto, su un ponte di neve fradicia e col vuoto sotto i piedi. Dopo cinque ore e mezzo di questa galoppata, scavalcando colle della Fourche e Colle Moore coi relativi saliscendi lungo i ripidi pendii ghiacciati, arriviamo ai piedi del nostro Pilier d'Angle. Per l'occasione sembra si sia scrollato di dosso tutte le pietre in bilico, tanto appare perforato il pianoro di neve che sta alla base.

È quasi sera e, nell'unico quadratino di neve rimasto immune dalle scariche, erigiamo la tendina da bivacco.

Alle 6.30 del mattino siamo pronti ad attaccare.

È il primo agosto 1957, un inizio del nuovo mese veramente lusinghiero. Visto dal disotto, il mastodontico Pilier d'Angle, alto mille metri esatti, appare come una larghissima parete informe, isolata dal resto del M. Bianco. Per studiare un itinerario incominciamo col fare prima una breve ricognizione del ghiacciaio a sinistra, poi a destra, infine decidiamo di attaccare



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