Le origini dell'economia europea by Georges Duby

Le origini dell'economia europea by Georges Duby

autore:Georges Duby [Duby, Georges]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:56:41+00:00


Un’altra area di manifesto sviluppo si trovava al Sud, lungo la « frontiera », la linea ininterrotta di ostilità e di diffidenza ove si operava il confronto fra la Cristianità latina e le sfere d’influenza islamiche e bizantine. In questa zona – e qui sta il principale contrasto con il Settentrione – i paesi da cui venivano gli attacchi o le molestie erano evoluti, intraprendenti, prosperi. Al di là delle acque, la posizione del mondo latino era ancora quella di una preda, esposta sul mare alla pirateria e all’interno, in profondità, ai colpi di mano dei trafficanti di schiavi. In certe zone questa situazione si protrasse a lungo, e fino alla fine dell’XI secolo non vi si scorgono segni di decisiva ripresa dell’attività economica. In Provenza, per molti decenni dopo che l’aristocrazia locale aveva cacciato i Saraceni dalle montagne e dai loro rifugi costieri, le campagne del litorale rimasero spopolate e manifestamente improduttive, mentre gli abitanti delle città si ritiravano dietro le mura entro cui si erano rifugiati di fronte al pericolo. Solo Marsiglia mostra qualche segno di una prima espansione urbana. L’animazione progressiva delle strade che portavano in Spagna suscitò forse un risveglio più precoce nelle città del Narbonese, punto focale del commercio del sale prodotto nelle lagune costiere, e i cui quartieri ebrei servivano da stazioni di raccordo per il traffico di merci esotiche. Ma durante l’XI secolo e per una buona parte del XII le regioni situate da una parte e dell’altra del Rodano sembrano essersi trovate in un angolo morto, aggirato dalle grandi forze dinamiche generatrici di rapida crescita (ma questa impressione è forse dovuta alla carenza particolarmente grave di documentazione). Erano forze che avevano origine più a ovest e più a est, sui confini spagnoli e italiani, dove la situazione militare si era, fin dal X secolo, rovesciata. Per terra, nella penisola iberica, e per mare, lungo le coste italiane, i cristiani di rito latino avevano preso l’iniziativa delle operazioni belliche. I mezzi tecnici che essi avevano progettato per difendersi si rivelarono abbastanza potenti da permettere il contrattacco sotto forma di spedizioni congiunte: in parte incursioni di saccheggio lanciate contro gli infedeli, in parte avventure commerciali.

Mentre il grosso dell’Europa occidentale vedeva a poco a poco svanire il pericolo di attacchi esterni, complesse attività si sviluppavano su questi due fronti. Ma qui, come in Normandia, i cui guerrieri sarebbero presto calati sull’estremità della penisola italiana, la guerra, aperta o coperta, restò la molla principale della crescita economica.

Sui fianchi della Spagna musulmana si trovavano due poli di sviluppo ben distinti.

Dopo la conquista araba, dei profughi cristiani si erano rifugiati sulle montagne. Qui essi restarono a lungo, fermi nelle loro posizioni e tagliati fuori dal mondo carolingio dalla barriera frapposta ai passi occidentali dei Pirenei dalle tribù basche – quelle stesse che, alla fine dell’VIII secolo, avevano sconfitto l’esercito franco a Roncisvalle. Il lento addomesticamento delle tribù selvagge, che furono civilizzate e cristianizzate ad un tempo, stabilì dei collegamenti fra la Gallia, da una parte, e il León, le Asturie e i monti della Navarra e dell’Aragona dall’altra.



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