Le piccole pensate di Kant e altre ragioni per cui scrivo by Claire Messud

Le piccole pensate di Kant e altre ragioni per cui scrivo by Claire Messud

autore:Claire Messud
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2022-10-19T00:00:00+00:00


L’intellettuale è l’inflessibile testimone della sua epoca, conduce alla libertà o alla resa. È la voce che porta e proclama, ma che ricorda, anche. A dispetto dei nascenti totalitarismi del nuovo secolo, è una questione di testimoniare in nome di ciò che è umano, in nome dell’umanità, ma soprattutto in nome della libertà – del suo valore e della sua necessità.

Kazuo Ishiguro

I conforti della letteratura sono tanti e decantati: chi non ha provato piacere nel rileggere Orgoglio e pregiudizio o nell’assistere a una rappresentazione della Tempesta? Più rara e più stimolante è la sottile ma intensa vena letteraria che va da Re Lear a Beckett e oltre, opere che mettono a nudo la condizione umana nei suoi fondamenti più crudi, e pongono quindi le domande esistenziali più difficili. I demoni di Dostoevskij ne è un esempio, così come l’opera teatrale di Beckett Finale di partita. Vale anche per La peste di Camus. Opere del genere esplorano l’agonia, e le scelte da essa offerte, della lotta umana contro la certezza della morte; s’interrogano su come si possa andare avanti senza almeno una speranza finale; e individuano, in un’assurda oscurità, barlumi della dignità e della bellezza dello spirito umano nelle avversità.

Senza fanfara o teatralismi alla Dostoevskij, Non lasciarmi si colloca tra queste solide opere. La peste di Camus ritrae un mondo dominato dalla malattia (un’allegoria dell’occupazione tedesca della Francia nella Seconda guerra mondiale, ma anche un’allegoria della condizione umana), dove personaggi simili a noi devono decidere come comportarsi di fronte al contagio e alla morte imminente. Così, anche Non lasciarmi, ambientato nell’Inghilterra degli anni Novanta, racconta di una razza di cloni che vivono tra noi, allevati al solo scopo di donare ripetutamente organi (in teoria per curare le nostre malattie) e destinati a una morte precoce. Come vivrà ognuno di loro quando, da grande, verrà a conoscenza del proprio destino? Questa visione getta una luce violenta sulla vita di tutti i giorni: per i personaggi del romanzo, noi siamo doppi baudelairiani (hypocrite lecteur, mon semblable, mon frère), altrettanto mortali, e quindi meno distanziati di quanto vorremmo essere.

La trentunenne Kathy H., narratrice e protagonista del romanzo, non rivendica niente per sé come individuo, eppure crede profondamente nella propria straordinarietà: racconta storie della sua adolescenza, prima al collegio di Hailsham e poi in una casa famiglia con i migliori amici Ruth e Tommy, come se fossero le storie più importanti del mondo. Per quasi tutta la sua breve vita, Kathy spera vivamente che il loro amore – una passione distribuita in modo fluido tra tutti e tre – riesca a essere abbastanza forte da prevalere sul destino che li aspetta, evitando la morte. In questo, seppure con una connotazione più letteraria, Kathy ci assomiglia. Racconta per noi (e la narrazione si rivolge a un pubblico in modo molto esplicito: Kathy non racconta semplicemente la sua storia, la racconta a noi) la sua breve vita, descrivendo un’infanzia privilegiata, litigi e riappacificazioni della società adolescente; ma in realtà, con questo racconto in apparenza superficiale, Kathy affronta la mortalità – sua e dei suoi amici.



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