Le porte regali by Pavel Florensij

Le porte regali by Pavel Florensij

autore:Pavel Florensij [Florensij, Pavel]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 8845901955
pubblicato: 2018-01-06T00:00:00+00:00


La maschera aveva perduto il suo ruolo, e nel suo cadavere continuavano ad abitare potenze religiose aliene, impartecipi. Il contatto con la maschera diventò contaminante; di qui le severe disposizioni ecclesiastiche contro le mascherate e i travestimenti. Ma la sostanza spirituale d’un fenomeno culturale, e tanto più cultuale, non muore, si trasforma, riprende in nuove forme la sua creatività culturale e attraverso ad esse spesso si manifesta più perfettamente di prima. In questo caso l’essenza sacra della maschera non soltanto non sparì con la decomposizione della sua forma anteriore, ma, liberatasi di quel cadavere, si creò un corpo artistico: l’icona. L’icona culturalmente e storicamente ereditò la funzione della maschera rituale, elevando al massimo grado questa funzione - di mostrare passato nell’eterno riposo e deificato lo spirito del defunto. E avendo ereditato questa funzione, l’icona insieme ad essa adottò la tecnica particolare caratteristica della preparazione della maschera sacra e i fenomeni culturali connessi, e perciò anche il patrimonio di una millenaria elaborazione dei metodi artistici. Storicamente c’è una connessione assai stretta fra l’icona e l’Egitto, e qui difatti l’icona origina, come qui sorgono le forme fondamentali della pittura d’icone. S’intende, questo complesso problema della genesi storica della pittura d’icone, su cui influirono i massimi risultati dell’arte di tutto il mondo, prospettato così, è soltanto uno schema; ma pur nella sua succinta formulazione forse questo schema è il più esatto. Di conseguenza, proprio la maschera egizia - la decorazione interna del sarcofago di legno dell’antico Egitto, questo involucro attorno alla mummia, che doveva rappresentare il corpo fasciato col volto scoperto -, è la prima primordiale pittura d’icone, e così la pittura della mummia stessa, stretta nelle fasce incollate, sulle quali si applicava un’ingessatura. Ecco la più antica intonacatura o stuccatura, sulla quale inoltre si dipingeva con colori all’acquarello. La composizione della materia collosa non mi è nota, ma se vi rientrava l’uovo, ciò non solo spiegherebbe la tradizione della pittura d’icone, di cui non è facile dar conto in base a motivi utilitari, ma rientrerebbe nella simbologia teurgica dell’arte egizia, poiché nello spirito di quella religione della resurrezione corporea sarebbe stato del tutto naturale verniciare il defunto con dell’uovo - l’originale simbolo della resurrezione e della vita eterna.

Si capisce che sulle pitture della mummia o del sarcofago non occorreva e non si dovevano dipingere le ombre, tanto per un principio artistico - dato che la mummia o il sarcofago erano oggetti corposi - quanto per un principio simbologico, poiché il morto entrava nel regno della luce e diventava immagine del dio («Io sono Osiride» - tale la formula sacra della vita eterna, iscritta sul volto del defunto), e di conseguenza non si doveva dipingere niente di infausto, di debole, di ottenebrante. Il morto era assopito, aveva accolto in sé il dio, tuttavia serbava la sua individualità, diventava immagine divina, nimbo ideale della propria umanità, idea di se stesso, della sua personale essenza spirituale. Era compito della pittura di mummie configurare appunto questa essenza ideale del defunto, il quale diventava da allora in poi un dio e un oggetto di venerazione cultuale.



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